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Biblioteca Universitaria di Pisa, primo spiraglio di riapertura: 12 anni fa la chiusura per motivi di sicurezza

di Francesco Loi

	Una fase dei lavori: nel 2012, per motivi di sicurezza, venne evacuato e poi sigillato l’intero edificio (foto d’archivio)
Una fase dei lavori: nel 2012, per motivi di sicurezza, venne evacuato e poi sigillato l’intero edificio (foto d’archivio)

Parte dei lavori verso la conclusione, in progettazione gli altri. L’assessora Frida Scarpa: «È cambiato il responsabile del procedimento, i libri torneranno in città»

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PISA. Almeno uno spiraglio, parziale, inizia a vedersi. Ma per il resto la strada è ancora piena di punti interrogativi. «Entro maggio saranno ultimati i lavori al primo piano del palazzo, dove sono in corso di realizzazione gli impianti elettrici», così l’assessora Frida Scarpa ha risposto a un’interpellanza del consigliere Ciccio Auletta (Diritti in comune) a proposito dello «stato dell’arte» della sede storica della Biblioteca Universitaria di Pisa (Bup) all’interno del Palazzo della Sapienza.

La Bup è ancora chiusa dopo dodici anni e senza certezze sulla piena riapertura. Una situazione che si trascina dal 2012 quando, per motivi di sicurezza dopo alcune scosse di terremoto in Emilia, venne evacuato e poi sigillato l’intero edificio della Sapienza.

Se il palazzo è stato riaperto nel maggio del 2018, per la parte della Bup i tempi si sono decisamente allungati, diventando davvero “ministeriali”.

Una differenza sostanziale. La Biblioteca Universitaria di Pisa appartiene allo Stato e dipende dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali del ministero della Cultura. «Possono trarre in inganno il nome e la sede istituzionale, ma in realtà la Biblioteca non dipende giuridicamente dall’Università di Pisa con la quale comunque intrattiene da sempre strettissimi rapporti di collaborazione», si sottolinea infatti nel sito della Bup.

Dal tempo della chiusura, gli appalti per affidare i lavori di restauro e recupero sono andati molto lentamente, senza dimenticare che nel 2015 e nel 2016 infiltrazioni di acqua hanno danneggiato il patrimonio librario.

Per alleggerire il peso sui piani, dell’edificio i libri sono stati trasferiti, in particolare in locali dell’Archivio di Stato di Lucca. Il servizio al pubblico avviene nella sede distaccata presso il Museo di San Matteo.

Il patrimonio bibliografico della Bup è molto ampio: 2.771 manoscritti, 162 incunaboli, 7.083 cinquecentine, 624.250 volumi e opuscoli, 6.526 periodici a stampa, 38 tra documenti cartografici (atlanti, carte geografiche, globi, eccetera), 232 documenti musicali a stampa (partiture, spartiti e altro), 3.387 tesi di laurea e altro materiale di letteratura grigia.

Da anni per i lavori di recupero sono stanziati fondi statali per circa 3 milioni di euro. E qui si entra in una sequenza di procedure a ostacoli.

«Il Segretariato regionale del ministero della Cultura per la Toscana – ha detto Scarpa facendo riferimento a una relazione inviata qualche tempo fa dal direttore della Bup, Daniele Cianchi – ha provveduto a nominare un nuovo rup (responsabile unico del procedimento) un anno fa, dopo le dimissioni del precedente incaricato, per l’affidamento dei lavori di ristrutturazione e adeguamento normativo dei locali della Bup per circa 2,8 milioni euro».

«A fine settembre – prosegue l’assessora – il nuovo rup, Gennaro Miccio, ha sollecitato le società incaricate di provvedere alla necessaria integrazione degli elaborati del progetto per consentire alla stazione appaltante di avviare i passaggi successivi della procedura».

In pratica, «entro maggio saranno ultimati i lavori al primo piano del palazzo, dove sono in corso di realizzazione gli impianti elettrici». Riguardo invece al «piano di rientro del patrimonio bibliografico al piano secondo dell’edificio, conservato ora in una sede sussidiaria all’Archivio di Stato di Lucca, libri e documenti saranno trasferiti una volta finiti i lavori, che sono ancora in fase progettuale».

Dunque, se per il primo piano una soluzione si avvicina, per il secondo si resta qualche passo più indietro. Dall’esito della fase progettuale deriva la tipologia dei lavori da eseguire e la conseguente spesa da sostenere. «Ma si può dire – conclude Scarpa – che tutto il patrimonio librario rientrerà in città».

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