Il Tirreno

Pisa

La storia

L'appello di Oscar: «Cerco la capotreno che regala biscotti ai cani dei viaggiatori»

di Francesco Paletti

	Oscar Gervasoni
Oscar Gervasoni

L'operio, 33 anni, ha scritto al Tirreno per trovare la ragazza incontrata il primo gennaio: «Capelli neri a caschetto, accento toscano, ha un gatto che si chiama Attila, abbiamo parlato ma non le ho chiesto il numero»

03 gennaio 2024
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PISA. Non è vero che certi treni nella vita non ripassano. O almeno non è sempre così. E comunque Oscar Gervasoni ci spera. È proprio per questo che si è rivolto al Tirreno. Lui che è di Forlì e all’alba del primo giorno dell’anno era sul 4124 della Etruschi Line, il treno che da Roma arriva fino a Pisa, percorrendo tutta la costa Toscana. Ha chiamato la redazione per capire se quell’occasione persa nei dieci minuti che separano la stazione di Termini da quella di Ostiense possa ripresentarsi. Magari l’ha visto e ascoltato pure il professor John Keating, alias Robin Williams, che ne “L’attimo fuggente”, cita Orazio invitando i suoi studenti a “cogliere l’attimo”. Ma lui l’attimo non l’ha colto. Anche se con lei ci ha parlato e ha saputo un sacco di cose. Intanto che fa la controllora proprio su quella linea e che in tasca ha sempre un sacchettino con i biscotti per cani da offrire agli amici a quattro zampe dei viaggiatori.

«A Theo, il mio golden retriever, ne ha dati addirittura due e infatti hanno fatto subito amicizia tanto che lui ha cominciato a saltarle addosso: ho fatto per fermarlo, ma mi ha detto di lasciarlo fare perché anche lei ama i cani, anche se ha due gatti, uno dei quali si chiama Attila». Sa anche questo Oscar Gervasoni, 33 anni, da quindici operaio metalmeccanico in una ditta che fa stampi per i tacchi. E sa pure che la mamma di quella ragazza minuta, con i capelli neri a caschetto e che parla con un forte accento toscano, ha un border collie: «Me l’ha detto lei perché si è fermata con noi fino a quando non siamo scesi. Avevamo trascorso la notte dell’ultimo dell’anno tutti e due al Circo Massimo, anche se non insieme: io sono venuto via molto presto perché non volevo che i botti spaventassero Theo, mentre lei è rimasta più a lungo e ha visto anche il concerto di Blanco».

Se ne sono dette di cose, insomma, Oscar e quella ragazza. Non, però, quelle fondamentali per cogliere l’attimo: «Ci ho pure pensato a chiederle il nome e soprattutto il telefono, ma mi sono vergognato e, subito dopo, il treno si è fermato a Ostiense e sono dovuto scendere». Tre giorni dopo, però, quella ragazza con i capelli a caschetto neri gli frulla ancora in testa. Si ricorda pure degli orecchini: «Due cerchietti dorati» ride. E allora scrive al Tirreno: «Lo so che è una stupidaggine, ma se poteste aiutarmi a ritrovarla, o quantomeno a provarci, vi ringrazierei molto». Così eccoci qua: nella peggiore delle ipotesi sarà un’altra mezza pagina di giornale con cui domani s’incarterà il pesce, come insegnano i giornalisti navigati ai giovani che si affacciano alla professione. Nella migliore, potrebbe essere l’inizio di una favola fra due ragazzi che si sono incrociati su un treno.

 

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