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L’appello-sfogo di Buscemi a Giani: «Sono discriminato dal “sistema”»

L’appello-sfogo di Buscemi a Giani: «Sono discriminato dal “sistema”»

La reazione dell’artista dopo lo stop dello spettacolo a Castiglioncello

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PISA. Emarginato e messo all’indice dal sistema culturale e politico toscano.

Si sente vittima di ostracismi a ogni livello, il cui ultimo esempio è lo stop allo spettacolo di Molière a Castiglioncello, l’attore e regista Andrea Buscemi.

Pisano, 58 anni, per un breve periodo assessore in quota Lega nella giunta Conti, Buscemi ha inviato una lettera al presidente della Regione, Eugenio Giani.

Uno sfogo-appello per denunciare quello che, a suo dire, è diventata una discriminazione.

«I fatti di Castiglioncello appaiono come la punta dell’iceberg di un diffuso atteggiamento ostracistico e discriminatorio che la mia attività artistica subisce da molto tempo in Toscana soprattutto in ambito pubblico, e che sembra acuitasi ulteriormente nell’ultimo periodo – scrive in una lunga nota l’artista – .Nonostante il mio impegno, per anni ho provato la sgradevole sensazione di sentirmi discriminato ed emarginato nella mia regione, vedendo il teatro pubblico toscano e la politica che lo gestisce preferire modeste proposte di modesti teatranti a qualunque mio spettacolo che magari nel resto d’Italia avesse raccolto straordinari consensi, sia di pubblico che di critica. Un paradosso diventato ormai strutturale, un andazzo che non è azzardato definire “contronatura”».

Buscemi ricorda il suo trascorso politico e la vicenda giudiziaria che lo ha riguardato per anni.

«Per giustificare l’ormai imbarazzante ingiustizia, si è bollato il sottoscritto come “di destra” in una regione tradizionalmente rossa (anche se io mi sono schierato col centrodestra solo dal 2018 e già da più di trent’anni, nonostante coi miei spettacoli transitassi con umile pragmatismo perfino alla Festa dell’Unità, subivo la stessa opera di discriminazione) – aggiunge – e perfino come “stalker”, attraverso un’accusa che nulla aveva di fondato e che evidentemente qualcuno (forse ancora facente parte del “sistema” di cui sopra? ) ha voluto impancare ed enfatizzare ad arte al fine di mortificare e distruggere le mie ambizioni professionali (una vicenda che poi ha avuto strascichi di rara violenza da parte di femministe locali, scene di insensato accanimento viste a Pisa forse solo nell’immediato dopoguerra). Perciò oggi pare che alcuni, fallito il tentativo di vedermi condannato per un reato tanto assurdo quanto infamante, vorrebbero vedermi comunque in giro con la stella di David appuntata sulla giacca, emarginato non solo dal teatro pubblico ma perfino dalla società civile».

Si sente un perseguito, Andrea Buscemi e chiede a Giani il conferimento «del Pegaso d’Oro della Regione, non solo per la mia attività artistica, ma anche per l’eroica resistenza con la quale ho reagito a tante ingiustizie e persecuzioni: di questo passo, spero che un giorno esso possa servirmi da referenza per l’ottenimento della legge Bacchelli (vitalizio concesso a chi ha onorato il Paese nella cultura e nelle arti, ndr). Una miserevole vicenda che rischia di evocare tempi bui, dove la discriminazione era il modus operandi di regimi ottusi e antidemocratici. Quello che la Toscana, a livello teatral-culturale, dovrebbe smantellare per tornare a definirsi davvero “civilissima”. Per il ruolo che riveste lei (Giani, ndr) può fare molto, riguardo a quanto le ho raccontato. La prego di non girarsi dall’altra parte, anche perché forse non sarò l’unico a cui in futuro verranno fatti questi torti».

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