Il Tirreno

Pisa

Inferno Monte Serra

Monte Serra in fiamme, Franceschi a processo senza chiedere sconti

Pietro Barghigiani
Monte Serra in fiamme, Franceschi a processo senza chiedere sconti

L'11 settembre la prima udienza con rito ordinario. Le accuse vanno dall'incendio doloso al disastro ambientale

10 luglio 2019
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PISA. Nessun rito alternativo con sconti di pena. Giacomo Franceschi, il calcesano accusato di essere il piromane del Monte Serra, affronterà il processo con rito ordinario e si difenderà nel dibattimento davanti al collegio del Tribunale. La prima udienza è fissata per l’11 settembre. È la scelta processuale dell’imputato e del suo legale, l’avvocato Mario De Giorgio dopo il giudizio immediato disposto dalla Procura per i reati di incendio doloso boschivo e disastro ambientale.

Il 37enne calcesano è in carcere dal 18 dicembre e dopo il riesame del 21 giugno è in attesa di conoscere l’esito del ricorso contro la custodia cautelare in cella. Già la Cassazione si è pronunciata sostenendo la necessità per il Tribunale del Riesame di motivare meglio le esigenze cautelari per l’ex volontario dell’antincendio accusato di aver distrutto un patrimonio per la cui rinascita serviranno decenni. L’incendio del 24 settembre provocò la distruzione di 1.200 ettari tra boschi e oliveti oltre a una dozzina di case per un danno di circa 15 milioni di euro. Franceschi non ha mai fornito, di qui il no alla scarcerazione, un’alternativa valida alle sostanziali ammissioni verbalizzate al momento del fermo. Non basta negare le ammissioni iniziali sull’origine colposa dell’incendio. Serve, per rivelarsi convincente, anche un’ipotesi alternativa che l’indagato finora non ha mai rappresentato.

Se nega di aver appiccato il fuoco per sbaglio e senza voler provocare il disastro, deve, insomma, chiarire il contesto in cui si trovava e dove Google Maps - dato acquisito dal suo cellulare - lo collocava nell’orario delle prime fiammelle. Nella fascia oraria precedente le 22, ora in cui è partito l’incendio, c’è un buco nero di una mezz’ora in cui per l’accusa Franceschi non dà spiegazioni certe. Per l’accusa era andato nella sede dell’associazione antincendio per prendere alcuni zampironi con cui poi avrebbe appiccato le fiamme. Di fronte al magistrato aveva detto di essere stato vittima di un attacco di panico e di aver dato fuoco, per scaricare la tensione, ai fili della tuta e a uno scontrino che aveva in tasca lasciandolo nel bosco. 

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