Il Tirreno

Pisa

Acquedotto, la “storia” si sbriciola

di Sharon Braithwaite
Acquedotto, la “storia” si sbriciola

Asciano: ancora un crollo alla struttura medicea. Pietre cadute mentre le persone erano vicine agli archi

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SAN GIULIANO TERME. L’ennesimo crollo all’acquedotto mediceo. Mercoledì sera alcuni cittadini si stavano rifornendo alla fontana all’incrocio tra via dei Condotti e via Possenti ad Asciano, e in questo punto c’è una porzione di acquedotto separata dal resto dell’impianto. Ad un certo punto, il suono lo scroscio d’acqua della sorgente è stato sovrastato da un crack: un rumore netto a cui è seguita la caduta di alcune pietre.

Immediato l’allarme. I cittadini, preoccupati per la stabilità dello storico monumento, hanno immediatamente chiamato i vigili del fuoco. I pompieri hanno fatto un sopralluogo e contattato la municipale. L’assessore ai lavori pubblici Mauro Becuzzi, che in quel momento sedeva tra i banchi della giunta in consiglio comunale, si è recato sul posto per valutare la situazione. Gli operai di Geste, la società in-house del Comune, hanno transennato l’area e chiuso al passaggio di pedoni e veicoli un ramo di via Possenti. Una misura a tutela dell’incolumità pubblica.

Il Comune di Pisa, ente proprietario dell’acquedotto, è stato informato del distaccamento. L’ultimo crollo risale allo scorso luglio, quando si sbriciolò parte di un'arcata situata a cinquecento metri dall'incrocio tra via dei Condotti e via Puccini a Ghezzano, a pochi passi dall'imbocco della pista ciclabile provenendo da via Bellini verso Pisa. Anche in quel caso fu un passante a dare l’allarme, segno che i cittadini hanno a cuore uno dei beni storici più trascurati dell’area pisana. L’acquedotto fu costruito tra il 1588 e il 1613 dal granduca Ferdinando I de' Medici e dal suo successore Cosimo II per portare l'acqua “bòna” dei Monti Pisani alla città della Torre. Si tratta di un impianto lungo circa sei chilometri, dotato di una condotta idrica che poggia su 934 archi: un sistema adottato dagli antichi romani che oggi resiste con estrema fatica al passare del tempo.

La parte più danneggiata è proprio quella più vicina all’abitato di Asciano: non a caso gli ultimi interventi riguardarono il tratto tra via Sant'Elena e via dell'Alberaccio, dove nel febbraio 2014 furono installati blocchi di cemento e tiranti per bloccare la pericolosa pendenza delle arcate. Un intervento tampone a cui non è seguito nessun altro recupero. La riqualificazione dell’intero complesso costerebbe all’amministrazione comunale pisana più di 10 milioni di euro, una somma che non è nelle disponibilità di Palazzo Gambacorti. Ad aprile il Tirreno raccontò del “dirottamento” di 190.000 euro della Fondazione Pisa sui lavori alle mura cittadine.

Anche lo storico dell’arte Tomaso Montanari lanciò un allarme: «Non comprendere che il recupero di questo monumento sia una priorità è una causa di questa decadenza culturale. Non c'è la capacità di capire che è un monumento che va salvato nell'insieme, non un solo pezzetto. L'acquedotto, inoltre, è un monumento importante anche dal punto di vista materiale, potenzialmente pericoloso in caso di crollo: c'è un problema di conservazione ed ecologia ambientale, ed anche di incolumità dei cittadini».

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