Il Tirreno

Pisa

crepe dopo il terremoto

Rocca di Ripafratta a rischio crollo ma non si fa niente

di Monia Badalamenti
Rocca di Ripafratta a rischio crollo ma non si fa niente

SAN GIULIANO. Dall’ultima scossa di terremoto del 25 gennaio scorso la Rocca di Ripafratta, o meglio Rocca di San Paolino, che domina tutto il paese dalla sua panoramica posizione, rimane ancora una...

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SAN GIULIANO. Dall’ultima scossa di terremoto del 25 gennaio scorso la Rocca di Ripafratta, o meglio Rocca di San Paolino, che domina tutto il paese dalla sua panoramica posizione, rimane ancora una volta in attesa di risposte. In pericolo di crollo per le sempre più profonde crepe che la minacciano, fa temere anche per gli abitanti che ai suoi piedi hanno le abitazioni.

Una questione in sospeso dal 2008, anno in cui, dopo lunghe trattative e progetti, finalmente i ripafrattesi tiravano un sospiro di sollievo per i lavori che sembravano ormai imminenti. Le promesse risalgono al 2002 quando l’allora assessorato all’Urbanistica del comune termale garantiva un piano di ristrutturazione, che in effetti arrivò con un primo documento programmatico approvato poi dal Ministero a Roma. La relazione pare affrontasse tutti gli aspetti di interesse storico-architettonici, quelli urbanistici e strategici come l’inserimento della Rocca nel sistema dei percorsi del Lungomonte, compreso il rilancio economico e turistico di Ripafratta. Nel 2003 intervenne la Sopraintendenza per valutare l’acquisizione della Rocca di proprietà Roncioni e la Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa nel frattempo stanziava circa 5 milioni di euro per sostenere il progetto di recupero. Due anni dopo sempre la Fondazione organizzava anche i tavoli di progettazione. Il Comune nel 2008 firmava con la stessa il protocollo di intesa per il progetto e garantiva percorsi carrabili e un anello di terreno attorno alla Rocca da realizzare entro un anno. «Da allora è tutto fermo - dicono dall'associazione “Salviamo la Rocca” - da un lato gli “accessi” alla Rocca non esistono, dall’altro gli accordi con i privati che detengono la proprietà, non sono andati in porto».

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