L'analisi
Il Soul ’n da Hole scalda i motori per il ritorno estivo al “campino”
Uscite le date per il 2023: un giorno in più di torneo e spazio agli Under 18
SAN VINCENZO. A San Vincenzo, via Aurelia Sud. È lì che si staglia un rettangolo scuro di cemento delineato da segmenti bianchi e due canestri tra loro opposti. A luglio, intorno a quel perimetro, la gente gremirà gli spazi aperti e le tribune. È il Rucker Park toscano, patria degli amanti del basket all’aperto, del playground, del “campino”.
Nella dimensione del nostro territorio, è come ad Harlem negli anni ‘60 e ‘70: luogo di epiche sfide tra personaggi mitici della pallacanestro come Julius “Dr. J” Erving ed Earl “The Goat” Manigault, o Joe “The Destroyer” Hammond e Lew Alcindor (Jabbar). Negli anni ‘70 in Val di Cornia si giocava all’aperto, i palazzetti non c’erano. Li costruirono per il basket “ufficiale” e fuori iniziò l’epoca del playground. Un decennio glorioso, in via Aurelia Sud, con il “Re del Campino”. Poi nel 2018 i sanvincenzini Alessio Macchia, Giacomo Guerrieri, Andrea Bellucci, Giacomo Pieraccini e Andrea Laureti hanno dato vita ad un torneo 5 contro 5: il Soul ‘n da hole (tradotto: l’anima nel buco, inteso come canestro), arrivato alla sua quinta edizione e celebrato come l’evento di streetball più atteso della Toscana.
Quattro giorni e U18
L’edizione 2023 presenta subito delle novità. Non saranno più tre ma quattro i giorni dedicati al torneo: 6, 7, 8 e 9 luglio. E non ci sarà solo il torneo Over ma anche una parte dedicata agli Under 18.
Nel manifesto della quinta edizione che già spopola sui social si vedono le antiche colonne di un tempio, ma il tema resta ancora un mistero: la scorsa edizione fu ispirata all’Inferno dantesco.
La filosofia del campino
Mentre giocatori di serie A, B e C cercano di comporre la squadra più forte (ciascuna di 8 giocatori e un coach, sia nel torneo Over che nell’Under) gli oltre 30 tra ragazze e ragazzi che formano lo staff preparano i dettagli dell'evento in vista dell’ormai prossima apertura delle iscrizioni.
Al campino d’altra parte il cestista “gladiatore”, sparito dalla mappa del basket ufficiale, può battere il cestista celebrato e i giovani possono avere la meglio sugli esperti giocatori blasonati. Si gioca ruvido: il contatto di solito fischiato nel basket ufficiale, nel rettangolo di San Vincenzo è una carezza per gli stessi arbitri. Il campino è il titolo di strada, ambito da tutti, simbolo di fantasia e di libertà.
I tanti giovani ch hanno preso parte nel tempo al Soul ‘n da hole ridono, cantano, ballano e giocano al ritmo dell'hip hop. Lo staff commenta le partite al microfono, intervista gli atleti, mette la musica, scatta foto e gira video, gestisce i social e dà classifiche e risultati in tempo reale. Un appuntamento che mischia sport, società e cultura a 360 gradi.
Un format collaudato
Invariato il format per gli Over: due gironi da 4 squadre ciascuno, ognuna delle quali composta da 8 giocatori e un allenatore. Le gare: tiro da tre, schiacciate e l’ormai celebre “tiro della fede” (il tiro del pubblico da metà campo). Il torneo è anche l’occasione di ritrovarsi dopo mesi e tanti chilometri di distanza, separati da obiettivi diversi. Tra gli abbracci, allenatori e dirigenti cercano sempre di strappare un accordo col play talentuoso o col centro che non sbaglia mai. Si riparte da Mattia Venucci, miglior giocatore dell’edizione 2022, e dai suoi Arok. Un Venucci mvp pure nel 2018, mentre nelle restanti due edizioni furono Francesco Fratto (alla Libertas) e Camillo Bianchi, capitano del Golfo. «Il 2022 – spiegano gli organizzatori - è stato un anno importante per mostrare a tutti lo spettacolo che offriamo. Per quest’anno abbiamo tante idee da sviluppare. Il Comune di San Vincenzo, il Basket San Vincenzo e i commercianti locali sono il nostro motore e ci danno la possibilità di organizzare tutto questo: non possiamo che essere loro grati».
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