Il Tirreno

Il personaggio

Filippo, il Signore degli Abissi con Piombino nel cuore

di Paolo Federighi
Filippo Carletti (foto Eugenio Bucci)
Filippo Carletti (foto Eugenio Bucci)

Si è innamorato dell’apnea quando aveva 29 anni: «Questo sport mi ha cambiato la vita: là sotto siamo ascolto, vibrazione ed emozione»

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PIOMBINO. «La prima grande lezione dell’apnea è destabilizzante nella sua semplicità: non siamo ciò che pensiamo. O, meglio, non siamo solo ciò che pensiamo. Non siamo quella voce interiore che ci spinge a forzare un metro in più per orgoglio. Non siamo quell’impulso animale che ci costringe a respirare, né quella paura irrazionale che ci sussurra che moriremo se non risaliamo subito». E ancora: «Esiste uno spazio, rarefatto e profondo, dove non c’è più reazione, ma solo presenza. Lì ci si ascolta davvero: nell’immobilità della statica, nel fluire misurato della dinamica o nel lento sprofondare della profondità. Lì, l’essere umano non è pensiero ma ascolto, emozione, vibrazione. In quel silenzio totale, la vita stessa è un respiro effimero che separa la nascita dalla morte. Un battito tra due vuoti».

Libri e comunicazione

È ciò che scrive sul proprio profilo Facebook fra un video che lo ritrae sott’acqua e foto suggestive. Filippo Carletti, piombinese classe 1990, ha conosciuto il suo amore per l’apnea a 29 anni, nel 2019. Laureato nel 2014 in Scienze della comunicazione all’Università di Pisa con 110 e lode, ha lavorato per oltre un lustro tra Frosinone e Roma nel mondo dell'editoria, della scrittura, della comunicazione e del marketing. Ha scritto anche alcuni volumi, dal titolo 100+1 ristoranti, sulla ristorazione dell'Elba, di Piombino e della Costa degli Etruschi. «Ma il volume di cui vado più fiero – dice Filippo – è I racconti del Covid, la cui struttura si basa sul Decamerone, che ho iniziato a scrivere assieme a tanti piombinesi subito dopo il lockdown e in cui ho intervistato tanti amici che vivevano quell’esperienza, anche lontani dalla loro città, in Italia e all’estero. Sono forse stato il primo a scrivere sul Covid in Italia. Oltre 100 racconti pubblicati attraverso self-publishing su Amazon, successivamente col patrocinio del Comune di Piombino. E pensare che mi ero appena lasciato con la mia fidanzata di allora e avevo da poco iniziato a fare apnea».

L’apnea

L’apnea, appunto. «Per me – dice – Piombino è un’isola. Sono stato abituato a vivere il mare fin da piccolo, praticando sport ad esso legati. Il mare è un mistero e volevo scoprirlo, andare giù. Con i miei amici, un giorno del 2019, andai al Falcone. Mi dissero che sott’acqua ero bravo». Da lì nacque tutto. «L’apnea – sottolinea – è uno sport considerato di nicchia. La scuola di apnea più vicina era a Livorno: la One breath. Frequentandola sono migliorato molto. Mi sono formato con i migliori come Umberto Pelizzari, Federico Mana, Livia Bregonzio, Carlo Altomonte e tanti altri. Sono poi andato a Tenerife e in altri luoghi in cui ho perfezionato la mia formazione». E sono arrivate le prime esperienze da insegnante. «Insegnavo apnea a scappatempo a Follonica – racconta – e a Livorno. Ma non insegnare per professione volgarizza la didattica e i concetti ad essa legati. Ad un tratto ho avuto una fame bestiale di comunicare la mia passione. L’apnea mi ha salvato e mi ha cambiato la vita. È ancora un work in progress che mi fa svegliare ogni giorno col sorriso».

Anche la sua passione per la scrittura continua a esercitarla collaborando per le due riviste Pesca sub e apnea e Apnea dreams, per le quali ha anche intervistato e intervista grandi apneisti. A Piombino, ogni anno, Filippo organizza uno stage col campione azzurro Antonio Mogavero. Nel 2023, con l’amico concittadino Marco Bertini, Filippo ha aperto la scuola di apnea “Blu Skill”, le cui attività si svolgono d’estate a Piombino presso “La Sorgente” e d’inverno al “Park Albatros” di San Vincenzo, perché l’apnea si pratica sia outdoor che indoor. «L’apnea – spiega – è estremamente tecnica e necessita di concentrazione. C'è chi si è avvicinato alla scuola soffrendo di attacchi di panico, come una ragazza che sta superando pian piano questo problema attraverso l’apnea. Utilizzo molto il rilassamento, che non è un abbandono, ma una ricerca di ciò che si vuole trovare. Facciamo tanto training autogeno. L’apnea è fatta di sensazioni e prende molto in considerazione la parte emotiva. È molto bella ma è faticosa. Una prova costante. Essa si scontra molto col pensiero della paura di morire, col trattenere il respiro”. Presso il villaggio “Orizzonte” Filippo, con il socio Marco e la scuola “Blu Skill”, partecipa al campo estivo “Nesc”, gestito da olimpionici, aiutando oltre 120 tra ragazze e ragazzi soprattutto nella respirazione e nel primo soccorso. Mentre ha già iniziato a collaborare con le scuole superiori locali, è arrivato a 60 metri di profondità nel Canale di Piombino, a tu per tu con uno squalo mako, balene, delfini, mante e di tutto un po’.

«È necessario saper respirare – spiega – e spesso ci accorgiamo di non saper pensare. Non siamo ciò che pensiamo; dobbiamo decidere che cosa vogliamo essere e imparare a orientare il nostro pensiero in base a questo». Una sfida con se stessi, uno sport, un modo per evolvere, curarsi, vivere meglio con corpo e mente. Un piacere raro non annoiarsi – siano lodati il cielo e il mare - parlando con persone come Filippo Carletti.

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