Il Tirreno

La storia

Dopo Lampo a Venturina c’è Boris, il gatto che “sfida” i lupi: «Lo avevano preso, è tornato a casa dopo 11 giorni. E adesso…»

di Luca Centini

	Il gatto (foto da Facebook)
Il gatto (foto da Facebook)

L’incredibile avventura ripresa e raccontata da Duccio Berzi, uno dei massimi esperti di lupi in Toscana e punto di riferimento per la Regione sull’argomento

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VENTURINA TERME. Non bastava la mitica storia di Lampo, il cane viaggiatore. Da oggi Venturina Terme potrà vantarsi di accogliere anche Boris, il gatto che ha sfidato il lupo e ha vinto, tornando a casa malconcio dopo 11 giorni in cui era stato dato per morto. Sì, avete capito bene. A raccontare una storia che da qualsiasi prospettiva la si guardi ha dell’incredibile, degna di un romanzo di Gabriel Garcia Marquez, è Duccio Berzi, uno dei massimi esperti di lupi in Toscana e, su questo argomento, punto di riferimento per la Regione Toscana.

Il racconto

«Della serie, non finiamo mai di sorprenderci», così Berzi inizia il racconto affidato alla propria pagina Facebook. Siamo a Venturina Terme. Boris, detto anche Schizzo, è il gatto di un amico di Berzi che, tuttavia, non viene nominato. Non è questo il dettaglio che conta. La differenza sta tutta nella storia. Perché, se è vero i gatti hanno più vite, il venturinese Boris su questo fronte si è lasciato prendere un po’ la mano. E, in estate, ha acquistato un viaggio di andata e ritorno dall’Inferno. O, più precisamente, dalle fauci di un lupo.

«Boris/Schizzo abita in una nota località della costa tirrenica toscana (Venturina, ndr) – scrive Duccio Berzi – da tempo interessata dalla presenza di lupi, come documentato dalle videotrappole messe dai cittadini anche lungo le strade pubbliche. Lupi urbani, specializzati nella predazione di gatti. Negli ultimi due anni ne sono scomparsi a decine. Il 15 luglio uno dei padroni di Boris, che ha già visto scomparire molti dei propri gatti, alle 5,35 di mattina sente dei rumori e vede dalla finestra di casa che un lupo è entrato nella propria resede e che sta puntando il povero Boris. Lancia un grido per allontanarlo, ma il lupo, sempre il solito e ben conosciuto, non arretra, prende il gatto in bocca e se ne fugge via, senza che il povero Boris emetta un miao. Il padrone ha il tempo di scendere in strada, inseguire il lupo, ma questo si allontana veloce con la preda in bocca penzolante». Sembra la fine della storia. Figuriamoci se un gatto può uscire indenne da una situazione del genere.

«È difficile descrivere quello che si prova in questi casi – prosegue Berzi – non è soltanto il dispiacere per la perdita cruenta del proprio animale, ma la sgradevole sensazione di aver subito una profanazione nella propria casa, la zona di comfort dove nessuno immagina che possa arrivare un grosso predatore selvatico e portare via un essere con cui abbiamo una relazione affettiva».

Le lacrime, però, a Venturina Terme fanno inversione a U. Con tanto di colpo di scena. «La storia non finisce qui, perché dopo 11 giorni, il 26 luglio, Boris inaspettatamente si ripresenta a casa – racconta Berzi – La coda spellata quasi fino alla cima, un orecchio piegato, il lembo della guancia aperto con una ferita che arriva fino ai tessuti molli e con una espressione da sopravvissuto incazzato che si commenta da sola. Boris guarisce in tempi straordinariamente brevi. Le “sette vite dei gatti” o anche “non dire gatto finché non l’hai nel sacco”».

Ma c’è una ulteriore sorpresa. Boris al lupo ne deve aver dette quattro. O almeno è quello che, scherzandoci su fino a un certo punto, sospetta Berzi: «Da quando Boris è tornato a casa, i lupi scompaiono inaspettatamente dal paese, per la gioia di molti. Cosa sia successo non è dato sapersi. Come ha fatto Boris a liberarsi dal lupo, cosa ha fatto in quegli undici giorni e cosa è successo ai lupi, che nel frattempo sono scomparsi? Forse Boris potrebbe raccontarci qualcosa, ma senza tentare pericolose speculazioni narrative, tipo Boris che sfugge dalle fauci del lupo e vendica tutti i suoi simili scannando l’intero branco di lupi, l’episodio in questione vale la pena che sia raccontato per far capire che quando si parla di lupi tutto può succedere e niente è scontato, che tra lupo e lupo ci può essere una differenza abissale. Negli anni abbiamo visto lupi che si ingegnavano al pari di Willy il Coyote a predare animali domestici e da affezione e lupi che semplicemente se ne fregavano, preferendo cinghiali e caprioli. Lupi che mangiavano cani più grandi di loro e lupi che scappavano di fronte ad un piccolo yorkshire (lo giuro, è accaduto) o che si lasciavano intimorire da un gatto con un po’ di carattere, tipo Boris. Lupi dello stesso branco diffidenti e lupi confidenti. Tutto questo per far capire che non si deve dare niente per scontato, che gli scenari di coesistenza possono essere molto diversi tra di loro e soprattutto che in un’ottica di gestione della specie non si può prescindere dalla conoscenza fine dei branchi e degli animali su cui si va ad intervenire».

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