Il Tirreno

Immobiliare

Piombino, fondi sfitti trasformati in case: ormai è un boom di richieste

di Sara Chiarei
Piombino, fondi sfitti trasformati in case: ormai è un boom di richieste

Coppola: difendiamo il commercio, ma serve una riflessione

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PIOMBINO. L’allarme lo ha lanciato pubblicamente la Confcommercio. Il rischio, per l’associazione di categoria, è legato allo svuotamento del centro. Nel mirino ci sono finiti i cambi di destinazione d’uso ai fondi commerciali che «devono essere valutati meticolosamente ed applicati alle effettive necessità».

A tal proposito il vicesindaco e assessore all’urbanistica Luigi Coppola, che si è già confrontato con Confcommercio, spiega la norma del regolamento urbanistico in vigore (che da ora in poi prenderà il nome di Piano Operativo), secondo la quale non è possibile cambiare destinazione d’uso, trasformando ad esempio un fondo commerciale in una abitazione privata, fatta eccezione per quei casi in cui, carte alla mano, si riesce a dimostrare che in origine quello stesso locale era nato a fini abitativi. «Attualmente – dice Coppola – lo strumento è calibrato per conservare l’uso commerciale laddove possibile oppure, ma solo in alcune zone previste dal regolamento urbanistico (ad esempio Salivoli), trasformare l’immobile in affittacamere o B&B, ma non in struttura residenziale».

Ad essere poste sotto la lente d’ingrandimento sono dunque in primis le origini del locale (uso abitativo o commerciale) ma anche le sue caratteristiche come il soffitto, la presenza o meno di finestre e così via. L’indirizzo della norma è regionale, ma la pianificazione viene effettuata a livello territoriale attraverso il regolamento urbanistico. Proprio in questa fase stiamo elaborando il Piano Operativo – evidenzia Coppola – che è successivo al piano strutturale. Attualmente siamo ancora nel pieno della campagna di ascolto delle varie realtà associative che si protrarrà fino al 30 settembre, dopodiché stileremo il nuovo Piano. È evidente – prosegue – che Piombino ha molti fondi commerciali dismessi e in tanti ci chiedono di poter intervenire facendoli diventare abitazioni. Richieste che meritano una riflessione sebbene la nostra volontà sia evidentemente quella di tutelare il commercio e stimolare alternative in tal senso anche quando un negozio abbassa definitivamente la saracinesca». Il punto è che per il futuro in aree o strade commercialmente depresse si potrebbe – il condizionale ad oggi è d’obbligo – pensare ad una effettiva conversione ad unità abitativa. Un modo per venire incontro alle richieste abitative di molti cittadini senza correre il rischio di danneggiare il commercio in aree dove farebbe troppa fatica a decollare.

«Al momento non esiste un indirizzo definitivo – aggiunge – stiamo però ricevendo istanze e richieste da verificare insieme ai tecnici. Ci stiamo confrontando con le categorie proprio per capire le reali necessità e trarne le migliori conclusioni. La nostra volontà- chiosa Coppola- è analizzare le questioni per tentare di trovare soluzioni che abbiano un senso, per cui laddove c’è la possibilità di recuperare un immobile che altrimenti andrebbe deteriorato, credo sia giusto valutarne almeno la fattibilità».
 

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