Il Tirreno

L'emergenza

Piombino, coppia senza casa si accampa nell’androne di un palazzo

di Luca Centini

	ll giaciglio di fortuna sotto la tromba delle scale del palazzo
ll giaciglio di fortuna sotto la tromba delle scale del palazzo

Condizioni di emergenza e degrado in un condominio del centro. L’amministratrice: «Situazione di pericolo, si intervenga subito». La spiegazione del ragazzo

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PIOMBINO. Un lenzuolo bianco tenuto in piedi da una cordicella e da alcune mollette nasconde il giaciglio di fortuna, proprio in fondo alla tromba delle scale del condominio. Dentro c’è un piccolo letto, alcune coperte, un ventilatore attaccato alla meglio al contatore condominiale. Poi una specie di scaffale di fortuna, ricorda da lontano una dispensa: una boccetta d’olio, qualche stoviglia, un barattolo di miele e il mangiare per il gatto che, mentre ci avviciniamo, ci sfila sotto le gambe sfiorando delle ciabatte da donna e si allontana.

Siamo in uno spazio condominiale occupato da giorni, dove passano persone che entrano ed escono dallo stabile. Siamo in via Giusti, nel centro di Piombino. Basta aprire il portone di una delle tante palazzine a pochi passi da corso Italia per scoprire una situazione di emergenza e degrado. E un caso che, mettendo in fila i fatti, ha creato una tensione “ufficializzata” con due querele e un esposto alla guardia di finanza.

Andiamo con ordine e partiamo da una data: 14 luglio. Da allora due giovani, un ragazzo e una ragazza, entrambi stranieri, si sono sistemati, ovviamente senza alcuna autorizzazione, nell’androne delle scale di un condominio di via Giusti. È l’amministratrice di condominio, avvocatessa Monica Bartolini, ad aprire il portone di ingresso per mostrare la situazione di grave disagio. La ricostruzione grosso modo è questa. I due giovani sono stati ospiti per un periodo di tempo in uno degli appartamenti del condominio. Poi vengono messi all’uscio dalla proprietaria. Ma, una volta fuori casa, il ragazzo conserva la chiave del portone di casa. E, senza avere un’alternativa, si sistema con la compagna nell’androne delle scale. Questo crea momenti di tensione con alcuni condomini, oltre che una situazione di degrado evidente. E arrivano le querele, da parte di alcuni condomini e della stessa amministratrice di condominio per occupazione abusiva di spazi condominiali. Vengono più volte contattate le forze dell’ordine, viene chiesto ai ragazzi di allontanarsi. Ma, almeno fino a ieri, la situazione resta invariata.

«Si tratta di una situazione pericolosa per la tensione che può generare tra i condomini – sostiene l’amministratrice Monica Bartolini – e per la stessa struttura, basti pensare che per cucinare viene usato un fornellino di fortuna ed è stato attaccato un ventilatore al contatore del condominio. Chiediamo alle forze dell’ordine di intervenire, perché ovviamente non è ammissibile che venga occupato in questo modo l’androne di un palazzo».

Il Tirreno ha incontrato il giovane che, ormai da giorni, dorme ai piedi delle scale del condominio. Mostra subito l’indirizzo di residenza scritto nella carta di identità (via Giusti....). Ammette che la sistemazione trovata non può andare bene. È appena stato in municipio e dice di essere in cerca di una soluzione diversa. Poi maneggia dei fogli e mostra un esposto presentato poche ore prima alla guardia di finanza, nel quale dichiara di aver vissuto per 5 anni e 7 mesi in uno degli appartamenti dello stabile (con altre nove persone, compresa la ragazza con cui condivide il giaciglio). «Pagavo 300 euro in contanti per un posto letto», dice. Quando gli viene chiesto se aveva un contratto, lui scuote la testa. A un certo punto i rapporti con la proprietaria si incrinano per motivi non chiari, lui esce per andare al lavoro. «Quando sono tornato ho trovato la serratura della porta di casa cambiata. Ero fuori. È stato detto alle forze dell’ordine che io non ho mai abitato qui, è una bugia». Ecco perché mostrava la carta di identità. «Alcuni condomini mi stanno dando una mano – racconta – guardi, lo so bene che qui non posso stare, che devo trovare un’altra soluzione. La stiamo cercando, spero che qualcuno possa aiutarci». 


 

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