Il caso
Piombino, allarme al mercato coperto: un pezzo di storia che cade a pezzi. Ora i i commercianti hanno paura
I titolari dei banchi: «Crepe, infiltrazioni, chiediamo solo sicurezza»
PIOMBINO. Mercato coperto di Piombino, centouno anni di storia in bilico e il disagio di chi resiste. Un anno fa era festa. Cento anni di storia celebrati con fotografie, ricordi e un video che raccoglieva le memorie degli anni Cinquanta e la promessa di un futuro ancora possibile. Sembrava l’inizio di una nuova pagina per il mercato coperto, simbolo di un’identità cittadina fatta di lavoro, relazioni e vita quotidiana; c’erano le elezioni. Sotto quello stesso tetto, il racconto ha preso un’altra piega. Ora, “appese” sopra ai banchi, sono tornate immagini di Andrea Celati. Stavolta non sono scatti di vitalità quotidiana, ma foto che documentano il degrado: crepe che si allargano, intonaci caduti, buchi nel tetto, ruggine che scava lentamente le strutture. Esposizione che, accanto al passato glorioso, racconta con durezza il presente difficile di chi ogni giorno continua ad alzare la serranda, nonostante tutto.
La protesta
Alle 11,30, come annunciato, Piombino Domani, Partito Democratico e Sinistra Italiana – Monica Pierulivo, Fabio Cento, Paola Pizzi e Marco Barbieri – hanno distribuito volantini ai clienti per sensibilizzare sulla situazione. Non una protesta gridata, ma un tentativo di coinvolgere la città, raccontando cosa si nasconde dietro quei banchi ordinati ogni mattina: famiglie, lavoro, incertezza.
Le testimonianze
Angela e Silvana Bruschi, storiche titolari di uno dei banchi, l’omonima macelleria, parlano con amarezza che si mescola alla stanchezza: «Siamo al punto di partenza, anzi peggio – confermano – Tutti fanno promesse e basta. Intanto? Pure la porta d’emergenza su via del Teatro è ancora chiusa da tempo immemore: il ricambio, l’abbiamo dovuto ordinare noi e in America! Non facciamo pugilato qui dentro, lavoriamo ma per noi non ci sono neppure i 12 mila euro del costo della serata in piazza. Eppure non si chiede un mercato nuovo, ma solo sicurezza. A luglio chiudiamo per ferie, se poi si sta bene... chissà se riapriamo». Manuela Lancioni, al banco di “Al mio negozio”, racconta un disagio quotidiano insostenibile: «I problemi si accumulano – spiega – Il tetto in lamiera ha buchi sempre più grossi, l’intonaco continua a cadere. L’anno scorso è crollato un pezzo all’esterno e per fortuna non è successo nulla di grave. Ma basta una pioggia intensa e si torna subito in emergenza. Non vogliamo miracoli, solo risposte concrete – sottolinea – Serve un progetto serio, invece il silenzio assoluto: dopo due elezioni di promesse. Che fine ha fatto la pratica alle Belle Arti per l’intonaco? Nessuno ci aggiorna. Forse l’intenzione è proprio quello di un’emergenza estrema... per farci chiudere davvero. Eppure in ogni spazio espositivo ci sono persone, dipendenti che vivono di questo lavoro». Situazione ben nota. Pure lo scorso autunno forti infiltrazioni avevano aggravato criticità esistenti. Nel marzo scorso il crollo di un pezzo d’intonaco dalla facciata ha rappresentato un nuovo campanello d’allarme. I primi interventi tampone sono arrivati, ma restano appunto temporanei.
Zero interventi
L’intervento strutturale, atteso e più volte annunciato, non è mai partito. «Il mercato coperto è molto più di un edificio – hanno ribadito gli organizzatori dell’iniziativa – Pezzo vivo di città, luogo storico di commercio, di incontro, di relazioni sociali. Presidio turistico e culturale che da sempre rappresenta Piombino. Non possiamo permettere che continui questo degrado». Da qui la richiesta che si avvii finalmente un piano serio e condiviso di rilancio, con il coinvolgimento dei commercianti, dei residenti, delle associazioni, delle realtà culturali e produttive. «È necessario andare oltre la semplice messa in sicurezza – ricordavano – Serve un progetto complessivo di rigenerazione, che integri il mercato con il vicino cinema teatro Metropolitan e che restituisca a quest’area la dignità e il potenziale che merita. Può e deve diventare un nuovo polo civico e culturale per il centro di Piombino». Sul piano politico, intanto, il consiglio comunale non ha ancora trovato un accordo, dopo la bocciatura della mozione presentata dai gruppi di opposizione. Nel frattempo, chi lavora sotto quelle travi d’acciaio continua ogni giorno a convivere con l’incertezza. Ogni temporale è motivo di paura, ogni ulteriore danno alimenta un senso di abbandono. Eppure, ogni mattina i banchi si riallestiscono, i clienti vengono accolti. Ma resta, dietro ogni sorriso, la domanda che non trova risposta: quanto ancora si potrà andare avanti così? «Un secolo di storia che chiede futuro». Così recita il titolo scelto per il volantino distribuito ieri, riprendendo lo slogan della mostra fotografica. Più che uno slogan, ormai, è un appello accorato.
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