Il Tirreno

L'intervista

Crisi Parchi Val di Cornia, l’ex sindaco di Campiglia: «Serve accordo fra i Comuni, le risorse per il rilancio ritoccando la tassa di soggiorno»

di Manolo Morandini

	Lorenzo Banti, sindaco di Campiglia dal 1985 al 1999 e uno scorcio del parco archeominerario di San Silvestro
Lorenzo Banti, sindaco di Campiglia dal 1985 al 1999 e uno scorcio del parco archeominerario di San Silvestro

Nel 1993, Lorenzo Banti, da primo cittadino, ha firmato l’atto costitutivo della società. L’appello è a recuperare uno slancio definendo nuove strategie e sviluppo

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PIOMBINO. «Se i sindaci non saranno in grado di trovare una soluzione condivisa, prevedo pochi mesi di vita per la Parchi. Se ogni Comune si riprende il proprio pezzo allora tutti quanti faranno una decina di passi indietro rispetto alla strada percorsa in questi venti anni». Parola di Lorenzo Banti, ex sindaco di Campiglia Marittima, che nel 1993 fu tra coloro che firmarono l’atto costitutivo della società.

La società Parchi Val di Cornia Spa è stata costituita il 18 luglio 1993 su iniziativa dei comuni di Piombino, Campiglia Marittima, San Vincenzo, Suvereto e Sassetta, insieme a soci privati, al fine di gestire e promuovere il sistema di parchi della Val di Cornia. «Le proposte che sento fare non sono sostenibili e non puntano a fare il bene del territorio e di chi vive di turismo – sostiene –. La rottura sui criteri di spesa la ritengo pericolosa e insostenibile. Ribalta i criteri fondativi della Parchi e anche la logica che li ha ispirati. Per esempio, oggi San Vincenzo non ha beni gestiti dalla società, ma usufruisce dei beni e servizi che sono gestiti dalla Parchi. E così il fare riferimento alla vicenda dei parcheggi della Costa Est e di Baratti può servire a semplificare e far capire come sono andate le cose, ma è accaduto quasi 15 anni fa. Oggi, non ci sono più. Dai parcheggi a una serie di servizi sulla Costa Est come a Rimigliano se ci sono lo si deve alla Parchi. Non può essere fatto un ragionamento per centri di costo, anche se sono convinto che Campiglia debba e possa aumentare il proprio contributo». L’indicazione? «Serve una dichiarazione sul ruolo che si riconosce alla Parchi. Bisogna crederci e ricominciare a definirne le strategie e lo sviluppo, che da tanti anni non ci sono più. È necessario allargare l’offerta dei servizi e sul piano finanziario ritengo che uno strumento utilissimo sia la tassa di soggiorno, Comprendo bene che ogni Comune ha questa voce a bilancio, ma a fronte di un progetto serio di sviluppo dei servizi e dell’offerta turistica ritoccare la tassa di soggiorno di 50 centesimi potrebbe essere lo strumento per trovare le risorse da destinare alla Parchi. Insomma, il problema delle risorse sicuramente c’è, ma su questo i Comuni possono trovare un’intesa».

Guardando all’oggi si rischia di smarrire il valore della strada che è stata fatta. «Quando la società è stata costituita la politica aveva un peso e fu determinante. E si trattò dell’epilogo di un percorso virtuoso nato dalle esigenze di tutela del territorio a fronte di tentativi di trasformare il golfo di Baratti e Rimigliano in altrettante Punta Ala. Erano gli anni Settanta e la politica riuscì a fare un salto di qualità per arrivare a difendere il territorio con una visione unitaria. Si arrivò alla redazione dei piani strutturali coordinati e all’istituzione del prime aree protette: da Baratti a Rimigliano, da Monte Calvi ai monti di Sassetta, venne creata una fascia di sicurezza importante e fu fatto dai Comuni tutti insieme».

Dalla salvaguardia del territorio si arriverà alla costituzione della Parchi. «Questo passo successivo è derivato dai primi segnali della crisi industriale. C’era l’idea di valorizzare il patrimonio salvaguardato. E l’input venne dagli scavi nell’area di San Silvestro. A darlo fu l’archeologo Riccardo Francovich che aveva l’idea che non fosse sufficiente scavare per i soli fini scientifici e di musealizzazione ma che lo si dovesse fare per rendere il patrimonio fruibile alla gente. Quella fu una fase alta dell’azione amministrativa, anche perché c’erano dei buoni maestri, oltre a Francovich vorrei ricordare l’urbanista Italo Insolera, a cui si deve il disegno del sistema dei parchi. E sicuramente un protagonista di queste fasi fu Paolo Benesperi, fu lui che, quando si fecero gli scavi a San Silvestro e venne intravista la possibilità di creare un parco, con i funzionari della Regione che sconsigliavano la creazione di una società con gli altri Comuni, da assessore regionale fece valere tutto il suo peso e spinse per la creazione della Parchi con tutti i Comuni».

A distanza di più di venti anni Banti è ancora convinto che fu «una visione anticipatrice dei tempi sia per la tutela che per l’idea di fare economia sui beni culturali. Il tutto è stato fatto con passi in avanti e altri indietro, ma di sicuro stata un’operazione che ha contribuito a creare lo sviluppo di una coscienza sociale del territorio e una consapevolezza del suo patrimonio culturale e ambientale che non sono affatto scontate». Che sottolinea: «Il mare e le spiagge c’erano anche prima della nascita della Parchi; eppure, i numeri erano un decimo di quelli che si sono registrati con la creazione della società. Ci sono servizi turistici e imprese che sono cresciuti in questi anni, di cui un po’ del merito è ascrivibile proprio alla Parchi». E aggiunge: «Mi lascia perplesso vedere che si mette in discussione la Parchi, perché significa prendere la direzione contraria rispetto a come si sta muovendo il turismo. Il turista non si accontenta più di spiaggia e ombrellone, vuole anche qualcosa d’altro e il nostro territorio è in grado di darlo attraverso l’azione della Parchi».

Banti ricorda che «quando la Parchi venne creata come società per azioni fu fatto nella logica di creare un’azienda che potesse massimizzare le entrate. All’interno della società si è formato un patrimonio di professionalità altissimo, che non deve andare disperso. Insomma, i sindaci devono riflettere. Quando la Parchi è nata aveva nella sua compagine anche una presenza significativa dei privati. Oggi ritengo che si possa fare un’operazione che coinvolga le strutture turistiche anche nella gestione e lo sviluppo della società. E che questo potrebbe trovare terreno fertile». 

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