Il Tirreno

La riserva

Piombino, sono nati due baby falchi pescatori ma volare all’Oasi resta pericoloso

di Cecilia Cecchi

	I piccoli falchi pescatore e a destra il terzo fenicottero morto domenica nell’Oasi
I piccoli falchi pescatore e a destra il terzo fenicottero morto domenica nell’Oasi

I fili elettrici continuano a causare vittime, domenica tre fenicotteri morti

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PERELLI. Due piccoli falchi pescatori sono nati all’Oasi Wwf Padule Orti-Bottagone nelle ultime 24 ore. Notizia che fa sorridere, in un luogo dove la vita selvatica è insieme meraviglia e battaglia quotidiana.

I genitori, Ameriga e Antares, si alternano nel nido: portano pesci, li sfilettano con cura, imboccano i nati con movimenti delicati. E ora si attende la schiusa del terzo uovo, sperando che la fortuna resti dalla loro parte. Perché chi vive e lavora in quest’Oasi riserva naturale regionale conosce bene quanto possa essere breve e fragile il volo di un falco. L’anno scorso, due giovani nati nello stesso sito – Bellatrix e Betelgeuse, chiamati come le stelle della costellazione di Orione – non hanno avuto il tempo di imparare a volare davvero.

Bellatrix è morta pochi giorni dopo il primo balzo fuori dal nido, spezzata da fili elettrici dismessi che ancora attraversano la riserva. Betelgeuse è stato ritrovato a terra, vicino a una pala eolica, poco lontano dal fiume Cornia. Il suo segnale GPS si era fermato lì, in mezzo ai campi.

«Avevano tutte le carte in regola per diventare splendidi falchi adulti – ricorda con Silvia Ghignoli, responsabile dell’Oasi Wwf – Ma i pericoli sono troppi. E spesso invisibili. Troppi i fili che ancora attraversano il Padule. Speriamo che quest’anno vada meglio ».

Un altro dramma - infatti - si è consumato domenica, sotto gli occhi di alcuni visitatori dell’Oasi e automobilisti che passavano sulla Geodetica. Tre fenicotteri rosa sono morti nel tentativo di levarsi in volo. Il gruppo – una quarantina di esemplari – si è alzato compatto da una delle zone umide della Costa Est, spaventato da qualcosa. Ma proprio mentre guadagnavano il cielo, alcuni sono finiti contro i cavi dell’alta tensione, crollando in un fossato. Due corpi erano visibili dalla strada, il terzo era immerso, irrecuperabile nell’Oasi. «Erano proprio sotto le tre linee elettriche Terna – racconta una signora che ha assistito alla scena – Ma la centrale è chiusa, che senso ha tenere quei fili lì?». Domanda che rimbalza da anni. Di linee attive sembra ce ne sia solo una, le altre due – inutilizzate dalla dismissione dell’impianto Enel – restano in piedi come trappole sospese. Dissuasori? Pronti da tempo, ma non saranno installati prima di settembre, per non alterare l’equilibrio dell’habitat durante la stagione riproduttiva.

«A settembre cambieremo i dissuasori, quelli nuovi potrebbero ridurre gli impatti – spiega Ghignoli – Ma finché quei cavi restano, gli uccelli non sono al sicuro. Domenica scosa? Tre fenicotteri morti e uno ferito a un’ala che non è possibile recuperare dallo stagno». Già lo scorso anno dopo la morte dei falchi, Giampiero Sammuri, biologo e presidente del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano aveva ricordato che: «Togliere i fili dismessi non è difficile. Le pale eoliche sono un’altra cosa: importanti per la produzione di energia pulita, ma responsabili di troppe morti. Chi le gestisce dovrebbe farsi carico della tutela delle specie».

Intanto domenica, all’Oasi ci sarà la “Giornata mondiale degli uccelli migratori”. Una festa della natura, dalle 9,30, tra visite guidate, birdwatching e giochi per bambini. Ma sarà difficile non pensare a quei corpi senza vita nel fossato. E a quei piccoli falchi nel nido, che guardano già il cielo senza sapere quanto sia rischioso attraversarlo.
 

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