Il Tirreno

Siderurgia

Piombino, Liberty Magona nella bufera: «Il rischio fallimento fa paura»

di Manolo Morandini
Lo stabilimento
Lo stabilimento

Ora ecco due incontri ritenuti decisivi dal sindacato: «No a una svendita dello stabilimento, serve un ruolo di regia da parte del Governo»

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PIOMBINO. Nel mare di incertezze in cui da troppo tempo naviga lo stabilimento Liberty Magona c’è una due giorni che promette di indicare i riferimenti utili a tracciare una possibile rotta per tentare di uscire da una crisi senza ritorno. Oggi, 15 aprile, è previsto un incontro con Toker Ozcan, Ceo di Green Steel Liberty (gruppo Liberty Steel), e domani, 16, si terrà un incontro al ministero delle Imprese con un tavolo ristretto tra istituzioni e segreterie nazionali e territoriali dei sindacati. Due appuntamenti cruciali per cercare di evitare lo scenario più temuto: il fallimento e l’amministrazione straordinaria dello stabilimento, con le inevitabili devastanti ricadute sull’indotto e il tessuto produttivo locale.

«La situazione è grave – dice il segretario provinciale Fiom David Romagnani – . Subito risorse da Liberty e chiarezza sullo stato finanziario. No a una svendita dello stabilimento. Serve la regia del Governo per salvare il sito e tutelare l’intero cluster siderurgico». Lo sottolinea in occasione del Comitato degli iscritti e simpatizzanti Fiom in Consiglio di fabbrica Liberty Magona, con la partecipazione del coordinatore Rsu Diego Trapanesi e della Rsu Dario Massone. La situazione è grave: lo stabilimento produce a singhiozzo e sta perdendo mercato. Due le priorità per Fiom: «Chiedere a Toker Ozcan di immettere le risorse necessarie in Magona entro una data certa, e dare garanzie rispetto alla chiusura del contenzioso con la banca Greensill, come preannunciato a metà febbraio. Il tutto per permettere l’apertura di scenari di garanzie finanziarie dal ministero». L’altra è quella di richiedere al Governo di «diventare parte attiva nella trattativa di vendita, che non può essere lasciata esclusivamente ai privati e alle discutibili volontà del patron Gupta».

Risulterebbero alcune offerte per Magona, tra cui una manifestazione di interesse da parte di Metinvest. Tuttavia, Liberty le avrebbe giudicate non congrue. «È essenziale una regia del ministero – sottolinea Romagnani – per chiudere il cerchio sul rilancio industriale di Piombino». Che richiama l’attenzione sulla necessità di salvaguardare il comparto siderurgico e a ragionare sul ruolo che avrà l’acciaieria Metinvest. «Senza una visione integrata, il rischio è la perdita di opportunità dell’intero comparto, con conseguenze immediate pesanti per l’indotto, che ha continuato a credere nella sopravvivenza dello stabilimento».

I numeri

Oggi Magona impiega oltre 500 lavoratori, di cui più di 75 somministrati, che sarebbero i primi a pagare un eventuale commissariamento. «Abbiamo già vissuto questi scenari a Piombino – dice Romagnani – e sappiamo che non portano soluzioni rapide, solide, né garanzia di rilancio, ma solo impoverimento di competenze e perdita di identità industriale». Che sottolinea la necessità di «garantire la continuità produttiva e occupazionale, non solo per i dipendenti diretti ma anche per le imprese dell’indotto». E in quest’ottica, ha avviato un confronto con l’amministrazione comunale e la Regione per valutare gli strumenti di sostegno in vista della scadenza degli ammortizzatori sociali, a inizio luglio. Le ipotesi in campo sono una proroga di 12 mesi di solidarietà o la cassa integrazione in deroga. A ruota della due giorni verrà convocata un’assemblea dei lavoratori per decidere le iniziative a difesa dello stabilimento e dell’occupazione.

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