Toscana, Giani attacca Meloni: «Perché il governo blocca le leggi? Perché ci temono»
Lo sfogo del presidente della Regione: «È un atteggiamento precostituito, mai successo con altre Regioni»
Quattro leggi toscane “bocciate” dal governo Meloni nel giro di un anno appena. Due sul turismo: la prima, approvata nel luglio 2024, sugli indennizzi ai gestori di stabilimenti balneari (nel caso dovessero perdere le aste a seguito della Bolkestein); l’altra regolamenta gli affitti, e contrasta l’overtourism, la cosiddetta legge sulle “keybox” bollinata a fine anno a Palazzo Panciatichi. E si arriva a febbraio 2025, con la regolamentazione del fine vita medicalmente assistito; infine l’ultima, dell’aprile scorso, sul salario minimo garantito. Il governo di Roma ha impugnato per “incostituzionalità” le 4 leggi approvate dalla Regione Toscana portandole davanti alla Corte costituzionale. Il mese scorso, è arrivato poi il declassamento della Pergola, il teatro della Toscana. Vissuto come una “punizione”.
Presidente Giani, se l’aspettava un’altra bocciatura?
«È questione di prendere atto che vi è una chiara volontà precostituita da parte del governo di bloccare le leggi votate in Toscana».
Pensa che sia un attacco del governo di centrodestra alla Regione Toscana perché è una roccaforte del centrosinistra?
«Non voglio fare il processo alle intenzioni, ma non vedo altre ragioni che non sia quella politica, un atteggiamento precostituito».
Lei ha annunciato anche in quest’ultimo caso un ricorso.
«Certo, siamo pronti a difenderci in giudizio. Quest’ultima bocciatura è clamorosa! Non ci sono elementi che possano motivare aspetti di incostituzionalità della legge sul salario minimo. La Costituzione italiana ha i primi 12 articoli dedicati al lavoro, come aspetto valoriale di stringente significato. L’art. 1 dice addirittura che la repubblica è fondata sul lavoro e l’art. 4 afferma che il lavoro è l’elemento che contribuisce allo sviluppo materiale e sociale della comunità».
Il governo ha impugnato anche altre leggi, su temi completamente diversi, dal turismo al suicidio medicalmente assistito. In questo caso ha inciso l’argomento?
«Non credo proprio: nel caso della legge sul turismo si introduce una governance sugli affitti brevi, tema che più volte anche la ministra del turismo e il governo hanno detto di voler regolamentare. Sull’equo indennizzo per i balneari la legge regionale si limita a fissare le procedure di gara. Così per il fine vita medicalmente assistito, la legge è una semplice organizzazione che segue al principio fissato dalla sentenza 242 del 2019 della Corte costituzionale. Infine il salario minimo è una norma di civiltà, pensata per garantire dignità e tutele a chi lavora, premiando negli appalti pubblici le aziende che riconoscono almeno 9 euro lordi all’ora ai propri dipendenti».
Il governo non ha impugnato leggi di altre Regioni?
«Non con questa determinazione e continuità. È evidente che verso la Toscana ci sia una diffidenza politica».
Pensa che vi temano, anche a livello elettorale?
«Assolutamente. Se nei sondaggi comparati del Sole24Ore io sono il presidente più gradito tra i sei, sette del centrosinistra, il retropensiero è che effettivamente dietro a queste azioni ci sia una valutazione di questo tipo».
Pensa che la Regione Toscana abbia fatto un buon lavoro?
«Io guardo ai contenuti, non traggo conseguenze generali. Mi impegno sul fatto concreto affinché i toscani abbiamo una legislazione migliore. E ci siamo riusciti. Pronti ora a difenderci in giudizio».
Nel caso del fine vita il centrodestra obiettò che questo non è un tema su cui possano legiferare le Regioni. Vi hanno accusato di aver fatto fughe in avanti.
«Nessuna fuga in avanti. Su questi atti noi abbiamo esercitato i criteri previsti dal legislatore nazionale, intervenendo sulla parte organizzativa di norme preesistenti».
È orgoglioso di questi attacchi?
«Non degli attacchi, ma sono orgoglioso di essere il presidente di una Regione in cui si sono create le condizioni nell’assemblea consiliare per manifestare e approvare legislazioni evolute anche sul piano europeo, che ci sono riconosciute come fattori di civiltà».