Il Tirreno

Il reportage

Commercio Sarà Natale di crisi Via Crucis di serrande abbassate

di Cecilia Cecchi

	Un'immagine di corso Italia guardando verso il Rivellino 
Un'immagine di corso Italia guardando verso il Rivellino 

Le associazioni di categoria: «Tirare avanti è sempre più difficile»

4 MINUTI DI LETTURA





PIOMBINO. I passi riecheggiano tra vetrine di fondi vuoti anche in corso Italia, un tempo cuore pulsante del passeggio e del commercio piombinese.

Questo Natale, più che le luci festive, rischiano di rimanere impresse nella memoria le nuove serrande abbassate, le insegne spente oppure i cartelli “cessazione attività” o “vendesi” che punteggiano le strade principali della città qui come in viale della Repubblica o via Petrarca.

Chi chiude

Intanto in corso Italia angolo via Ferrer, dove c’era la pasticceria Pastori e poi Benetton, entro dicembre tira giù la saracinesca “Stressino”. Il titolare Alessandro Bongi, che ha detto basta ad inizio novembre, racconta con amarezza la fine di questa “avventura”: «Ci avevamo creduto davvero: investimento, sacrifici, entusiasmo e la professionalità che ho imparato da mio padre, un grande commerciante. Ma tutto sembra ridursi ad acquistare su internet – sottolinea – . Ringrazio comunque i nostri clienti che hanno creduto in noi e nei nostri consigli, anche per le piccole cose dedicate ai più piccini. Ma qui è diventato impossibile andare avanti».

Fondi sfitti

Di fondi sfitti, soprattutto nel tratto di corso Italia tra piazza Gramsci e Rivellino già ce ne sono e da tempo. Così pure poco lontano, in via Costa, le grandi sale del fondo che ospitava lo storico negozio di abbigliamento per giovani e giovanissimi “Eta Beta” è ancora vuoto, dopo la chiusura del settembre scorso (e a neppure un anno dal cambio di gestione).

Chi resiste

Nella stessa via di dov’era “Eta Beta” Fabiola Bertolai, titolare di Arte e Cornici, resiste con tenacia ma confida: «Sono 34 anni che lavoro nel settore e con una dipendente. Ma tra poco tempo anche io dovrei andare in pensione – spiega Bertolai –. Quando ho iniziato qui c’erano negozi di scarpe, articoli per la casa, abbigliamento. Li ho visti nascere, fiorire, e poi morire uno dopo l’altro. Adesso? Anche noi resistiamo sul mercato dedicandoci e grazie ai clienti che ancora ci sono. Ma quando dovrò dire basta sarà necessario anche per me “mettermi sul mercato”... ed è un momento tutt’altro che semplice».

Allarme e appelli

La situazione è chiara per Vincenzo Cananzi, presidente di Confesercenti: «Il commercio adesso sta attraversando una fase davvero delicata. Bar, ristoranti, negozi: molti titolari – conferma – certo valuterebbero di cedere l’attività, ma le proposte congrue scarseggiano. La crisi non è un problema locale, è un fenomeno nazionale. Che va avanti da tempo. Anche se qui a Piombino, dove l’economia è stata legata per decenni all’industria siderurgica, la situazione è particolarmente evidente. La città non è riuscita a reinventarsi completamente, e turismo e commercio non riescono a compensare la perdita se non in minima parte». Anche Marco Torchioni, presidente della delegazione territoriale di Confcommercio, lancia l’allarme: «Al 31 dicembre c’è il rischio concreto che in centro chiudano diverse attività. Questo aggiungerebbe nuovi spazi sfitti ai tanti già presenti, creando un effetto domino che peggiora la situazione di chi rimane. Il commercio piombinese sta soffrendo da trent’anni da quando si è aggravata la crisi delle acciaierie – ricorda Torchioni – e i giovani, il motore di ogni città, sono sempre meno. Così le abitudini di consumo cambiano, e con una popolazione che invecchia e il calo demografico, la domanda locale si riduce ulteriormente. In Confcommercio mi spiegavano che, pure qui, non si registra mai una compravendita tra chi lascia e qualcuno che possa essere interessato a subentrare ».

Futuro incerto

Insomma un futuro incerto, ma non segnato. Non mancano gli appelli alle istituzioni locali e nazionali. Marco Torchioni insiste sulla necessità di interventi urgenti per rilanciare l’industria e il turismo, ma anche per sostenere il commercio di vicinato. «Il peso fiscale e la concorrenza delle grandi catene e dell’e-commerce – sottolinea presidente della delegazione territoriale di Confcommercio – mettono in ginocchio le piccole imprese. Servono misure concrete anche di rilancio del territorio e in fretta, perché siamo vicini al capolinea, proprio per evitare che il commercio locale scompaia del tutto».

Tra le strade di Piombino, oggi silenziose, riecheggia un desiderio: un futuro in cui le vetrine tornino a illuminarsi e le serrande si alzino, portando con sé vita, sogni e speranze. Un Natale diverso, in cui le luci non si spegnano per sempre, ma brillino di nuova forza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


 

Il disastro
La tragedia

Disastro a Calenzano, l’innesco dell’esplosione? «Vi dico qual è la fase più a rischio». E spunta la testimonianza di una ex guardia giurata

di Alessandro Formichella
Sportello legale