Piombino, ormai non si trovano più bagnini: sicurezza in spiaggia a rischio
Ogni anno sono sempre di meno gli iscritti ai corsi per il salvamento
PIOMBINO. Se un tempo quella del bagnino si presentava come un’attività piuttosto ambita, oggi è addirittura a rischio estinzione. Sempre più complicato reperire personale da formare per vigilare la sicurezza di spiagge e piscine.
Massimo Giuliani, coordinatore sezione salvamento Piombino-Val di Cornia Fin, ha da poco concluso un primo corso dedicato agli assistenti bagnanti in piscina mentre un secondo è già iniziato e riguarda chi la prossima estate sarà nel ruolo degli angeli della spiaggia.
Tra le criticità il decreto, ad oggi prorogato e di cui non è ben chiara la data di applicazione, secondo cui i minorenni non potranno più essere formati dalle agenzie (finora bastavano 16 anni). Grave danno visto che una discreta percentuale di ragazzi aderenti al corso non ha ancora compiuto diciotto anni. Il rischio è che già dall’estate 2025 – speriamo non prima – la già difficile ricerca di assistenti bagnanti diventi addirittura impossibile.
Almeno che non si vadano a cercare in altre parti d’Italia o all’estero, come avviene già per dei lavori stagionali. «Il corso concluso – spiega Giuliani – ha coinvolto 45 ragazzi di cui 8 privati e 37 appartenenti al progetto con gli istituti superiori piombinesi e quello appena iniziato comprende 36 persone in tutto, pochissimi privati. E se calcoliamo che gli scorsi anni il numero dei privati aveva fatto registrare circa il 50 per cento di adesioni in più, appare chiaro che la risposta non è stata delle migliori».
La resistenza
«I ragazzi vengono assunti secondo il contratto di lavoro della categoria – dice Giuliani – gli stipendi non sono alti ma seguono comunque il contratto». In certi casi l’assunzione non contemplerebbe la dicitura “assistenti bagnanti” ma “spiaggisti”, lavoro che prevede altre funzioni rispetto al bagnino, e forse altri compensi. Ad onore del vero pare che tale fenomeno riguardi solo marginalmente le spiagge della nostra costa.
«La ragione principale – sottolinea – della reticenza a questo tipo di attività si deve rintracciare nel fatto che il bagnino ha investito tempo e soldi nella formazione, dedicando ore di studio e pratica per poi riuscire a lavorare appena tre mesi. Solo pochi riescono a garantirsi una continuità nelle piscine finita l’estate».
Le criticità
Venendo a mancare i tanti studenti del progetto scolastico come sarà possibile sopperire alla mancanza di bagnini? «Quello che lancio è un grido di allarme – prosegue – e un appello affinché le associazioni di categoria del settore inizino ad organizzarsi per trovare un alloggio a ragazzi che probabilmente arriveranno dal sud Italia, dove c’è una scarsa concentrazione di bandiere blu e stabilimenti balneari».
La crisi
Assai critica la situazione anche per la sezione Val di Cornia della Società nazionale salvamento che ha sede a Genova, e che finora ha svolto i propri corsi in collaborazione con Confcommercio San Vincenzo. «Quest’anno non siamo riusciti a far partire il corso – dice Stefano Fei, direttore –, in genere chiedo un numero minimo di quattro aderenti e sebbene con mille difficoltà finora siamo sempre riusciti a farlo decollare. Non così quest’anno, perciò dovremo contare sui bagnini dello scorso anno». Fei spiega che negli anni scorsi capitava spesso che le persone chiedessero di potersi aggiungere a corso iniziato, cosa che creava agli organizzatori non poche difficoltà. «Le lezioni teoriche si possono recuperare – dice – il problema sono quelle pratiche. Non chiediamo di fare uno stile olimpico ma occorre comunque dimestichezza con l’acqua visto che ogni esaminato è chiamato a sostenere un esame davanti alla Capitaneria facendo sei vasche in quattro stili diversi, compreso un tratto sott’acqua. Non ci si può improvvisare a marzo inoltrato se non si hanno già ottime basi. I bagnini mancano in tutta Italia- prosegue- probabilmente si tratta di un problema culturale, oltretutto penso sarebbe un’ottima opportunità per ragazzi in attesa di riprendere gli studi a settembre. Si è passati- chiosa Fei- da considerare questo lavoro come un punto di riferimento su cui molti giovani volevano puntare ad un qualcosa che non interessa più. E con il nuovo decreto le cose si complicheranno ulteriormente».
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