Il Tirreno

Archeologia

Elba, cercasi sponsor per gli scavi nella piana di San Giovanni

di Luigi Cignoni
Un momento della campagna di scavo nella piana di Portoferraio
Un momento della campagna di scavo nella piana di Portoferraio

L’appello di Franco Cambi (UniSiena) da sempre promotore del progetto. «Risultati e tante persone coinvolte, ma serve un sostegno economico»

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PORTOFERRAIO. Cercasi sponsor per la prossima campagna di scavi, in calendario a settembre sulla piana di San Giovanni. L’appello lo lancia lo stesso ideatore del programma, Franco Cambi, docente dell’Università di Siena, che iniziò, insieme con un gruppo di studenti universitari e laureandi coordinati dalla responsabile archeologica Laura Pagliantini, il progetto “San Giovanni” nel 2011, interrotto solo per due volte: una a causa del Covid, l’altra per due anni consecutivi per consentire di effettuare gli scavi alla Villa Romana delle Grotte.

C’è la disponibilità dell’Università di Siena che ha seguito il programma fin dalla prima elaborazione, della famiglia Gasparri nella cui proprietà ricade il sito d’interesse storico, della Fondazione Isola d’Elba che ha da sempre caldeggiato l’idea. Ma per un’iniziativa del genere e per il numero degli addetti coinvolti c’è bisogno del sostegno economico da parte di altri soggetti che credano nella campagna. I risultati conseguiti sulla piana di San Giovanni prima e alla Villa Romana delle Grotte poi sono sotto gli occhi di tutti.

Nel 2011 le indagini partirono con l’intento preliminare di localizzare, nelle immediate adiacenze della chiesetta di San Marco, forni romani per la riduzione del ferro estratto nelle vicine cave della Marina di Rio e di Monte Giove. Non si chiamava forse Ferraia, nella seconda metà del Duecento, l’abitato sul promontorio del golfo per la presenza in loco di officine dedite alla lavorazione del ferro? Ma nel prosieguo delle indagini, lo scavo prese un’altra piega. Si orientò nella direzione di due edifici rurali di epoca romana riportati alla luce dagli studenti di Siena.

Il primo fu datato attorno al 100 a.C. Il secondo pochi decenni dopo, andato completamente distrutto a causa di un violento incendio nella prima mertà del I sec. d.C. Ne era proprietaria la famiglia senatoriale dei Valeri Messalae, quindi una “Domus rustica”.

Per quanto riguarda la Villa delle Grotte, grazie all’associazione Aithale, è stato possibile creare una App mobile (#AugmentedReality), per visitare in #3D il sito archeologico. Che si caratterizza sempre più come un insediamento architettonico legato al trattamento delle acque, piuttosto che a un sito residenziale di stretta pertinenza della classe senatoriale. «Il Comune di Portoferraio – aggiunge Franco Cambi – ci ha sempre supportato, garantendo pasti caldi ai nostri ragazzi. Il prossimo giugno ci saranno le elezioni per i rinnovi dei consigli comunali all’Elba. Mi aspetto di vedere nei programmi dei gruppi candidati alla guida dei nostri paesi il ruolo che avrà la cultura e le iniziative a sostegno della ricerca condotta sul territorio. A titolo d’informazione durante le varie campagne di scavi – conclude – sono venute diverse centinaia di scolaresche provenienti da tutta l’Isola a vedere come si lavora sul campo, impegnati nella ricerca di reperti antichi per capire e scrivere la storia della nostra Isola».


 

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