Elba, 200 uova di tartaruga “marcite” sulla spiaggia: «Ecco cosa ha bloccato le nascite»
I biologi di Arpat e Università di Pisa e Firenze e istituto zooprofilattico della Toscana e del Lazio stanno analizzando il fenomeno: due le cause individuate alla base della mancata schiusa
MARCIANA MARINA. Più di duecento uova, ma nessuna tartarughina nata nei due nidi tardivi e “problematici” di Marciana Marina e Marina di Campo: 101 nel nido portuale del Capitanino e 127 in quello della Foce. In un ’estate che resta da record per l’Elba per la deposizione di sei nidi di tartaruga Caretta caretta in altrettante diverse spiagge . «Sono nate almeno 278 piccole tartarughe ma nessuno sa quante ce n’erano nel misterioso e non trovato nido di Ortano dove ne sono state trovare 6 e 530 uova depositate nei 6 nidi conosciuti» conferma il responsabile nazionale Isole minori di Legambiente Umberto Mazzantini ».
Ma c’era molta attesa per l’“apertura” il 7 ottobre di questi nidi depositati a luglio, a pochi giorni di distanza, nella spiaggia portuale a Marciana Marina e della Foce a Marina di Campo. Molta attesa poche speranze. Troppi giorni passati senza che nessuna tartarughina uscisse dalla sabbia. Così biologi di Arpat e Università di Pisa e Firenze e istituto zooprofilattico della Toscana e del Lazio hanno estratto le uova delle due notevoli deposizioni. Sempre presenti i volontari del Cigno Verde e una piccola folla di turisti e cittadini.
«Manca ancora l’ultimo nido dell’Innamorata – prosegue Mazzantini – per il quale le previsioni non sono buone. Tutti i nidi tardivi hanno avuto problemi».
L’apertura del nido di Marciana Marina è stata occasione per avviare l’addestramento di Tito, il cane che aiuterà, con il suo fiuto eccezionale, ad identificare i siti dove nidificheranno le tartarughe marine all’Elba nel 2024. «Il cane Tito – dice Mazzantini – una volta trovate le tracce ci risparmierà tante ricerche causate dalle false deposizioni».
Perché a Marciana Marina e a Campo le tartarughine non ce l’hanno fatta? «Nel primo caso – risponde Umberto Mazzantini – uova integre, ma bloccate dall’abbassamento di temperatura a inizio agosto e poi di nuovo a fine mese. Si tratta di nidificazioni pioniere dove prima non avvenivano. Le tartarughe si stanno riabituando faticando ad adattarsi. Per Campo situazione diversa: la sostanza nerastra sulle uova più che sabbia è il fango del fosso e le uova sono state attaccate da un fungo. In nessun caso è colpa delle onde del mare».
Marciana Marina
Qui estratte, come sottolinea Legambiente , quasi tutte uova integre. Due con forma anomala: doppia tipo un piccolo cocomero oblungo e a pera con picciolo; piccole palline da ping pong bianche e perfette ma purtroppo senza nessuna tartarughina nata. « Il nido – si spiega – , grazie alle cure dei volontari, non è stato invaso dall’acqua come si temeva e l’insuccesso di questa nidificazione tribolata di una tartaruga che è stata fortemente disturbata e molestata andrà analizzato scientificamente».
Marina di Campo
Secondo Legambiente il nido della Foce a Marina di Campo presentava una situazione del tutto diversa: molte uova marcite e depositate in una sabbia umidissima, molto scura e puzzolente, con acqua del fosso e di mare a poca decine di centimetri di profondità, il che probabilmente ha vanificato fin da subito il possibile successo di una schiusa che sarebbe stata eccezionale, visto il grande numero di uova. Anche qui sono state trovate due uova “doppie”. Dati validi per il progetto europeo Life Tartlenest coordinato da Legambiente nazionale e al quale partecipa anche Arpat come partner; a livello regionale i dati confluiscono nel progetto NatNet di Regione Toscana a cui partecipano le tre università di Pisa, Siena e Firenze insieme a Istituto Zooprofilattico e Arpat. «Ringraziamo – conclude Isa Tonso, responsabile del progetto tartarughe di Legambiente e Parco dell’Arcipelago Toscano – i volontari e chi ha collaborato a mettere in sicurezza questi nidi che purtroppo non hanno avuto successo. Ma l’estate 2023 si chiude con un bilancio eccezionale e una mole di dati scientifici che ci permetteranno di capire meglio cosa stanno facendo questi magnifici e antichi animali in quella che è diventata davvero l’isola delle tartarughe».