Il Tirreno

Cinghiali. L’eradicazione è possibile. Elba come l’isola di Santa Catalina

Cinghiali. L’eradicazione è possibile. Elba come l’isola di Santa Catalina

Il presidente del Parco: «Operazione complessa, non breve e costosa»

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PORTOFERRAIO. Eradicare il cinghiale dall’Isola d’Elba? «Si tratterebbe di un’operazione complessa, non breve e costosa, ma non credo impossibile». Così il presidente del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano e di Federparchi Giampiero Sammuri in un’intervista rilasciata al quotidiano Greenreport. it. E lo dichiara a ragion veduta citando esempi nel mondo di isole, anche più grandi dell’Elba, dove si è realizzata con successo l’eradicazione di cinghiali o di suidi selvatici. Sul caso sia Legambiente che il Comitato Eradicazione Cinghiali Isola d’Elba temono che la proposta della giunta regionale di istituire un’Area non vocata finisca per lasciare intatti usi venatori e cause che hanno portato alla proliferazione dei cinghiali sull’isola. Da quando esiste il parco sono stati circa 18mila i cinghiali rimossi dall’ente, di cui 5mila sono stati abbattuti.

Tra i luoghi e le esperienze a cui guardare Sammuri indica l’Isola di Santiago, nel parco nazionale delle Isole Galapagos, che è grande 58mila ettari ovvero più del doppio dell’Elba. «Qui i capi rimossi sono stati 18mila in 25 anni, dal 1975 al 2000». Al conto si devono aggiungere anche oltre a 79mila capre, eradicate anch’esse. «È vero che essendo un’isola disabitata – specifica il presidente Sammuri –, oltre alle classiche tecniche di cattura e abbattimento, se ne sono potute usare anche altre sconsigliate in zone abitate come la somministrazione di esche avvelenate». Ed è per questo che indica anche un’altra realtà da prendere a modello e molto più simile all’isola d’Elba. Si tratta di Santa Catalina, nel canale della California, che ha più o meno le stesse dimensioni, è raggiungibile anch’essa con un’ora di traghetto dalla costa, è stabilmente abitata e molto turistica, con oltre un milione di visitatori all’anno. «In questo caso l’intervento è stato più veloce, è iniziato nel 1990 e si è concluso nel 2003». Qui sono stati rimossi circa 12mila capi. «Ovviamente, in questo caso si sono utilizzate solo le tecniche dell’abbattimento e della cattura».

Sul tempo necessario il presidente sottolinea che “le tecniche, nel frattempo, sono migliorate” e che i benefici sia per l’ambiente che le attività umane «si apprezzano sin dall’inizio delle azioni, con una drastica riduzione degli individui sin dai primi anni». C’è però da mettere in conto i costi di un’operazione di eradicazione. A Santa Catilina è costata circa 4 milioni di dollari 20-25 anni fa. «Prima di decidere se intraprendere una strada analoga all’isola d’Elba è necessario un serio studio di fattibilità che analizzi tecniche, tempi e costi. Poi ovviamente la decisione la devono prendere i soggetti istituzionali, la Regione e i sindaci, valutando tutti i pro e i contro. Il parco ovviamente è a disposizione per fornire supporto tecnico». Tra le possibilità per finanziare un’operazione di questa portata il presidente Sammuri indica i finanziamenti europei nell’ambito del programma Life.

Il parco ha un’ottantina di sele-controllori che sono abilitati a fare abbattimenti di cinghiali. «Hanno fatto più o meno lo stesso corso che la Regione organizza per abilitare al controllo nelle zone non vocate – sottolinea il presidente del Parco nazionale –. Penso che con un provvedimento specifico la Regione li possa equiparare. Inoltre possiamo anche contare sulla Polizia provinciale di Livorno, anche se sono pochi, sono particolarmente efficienti».l

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