Il Tirreno

L'emergenza

Elba, la giunta: «Eliminare i cinghiali è un’utopia»

Giuseppe Boi
Elba, la giunta: «Eliminare i cinghiali è un’utopia»

Il dibattito in commissione Sviluppo economico e rurale. Sì all’Elba area non vocata ma Lega, M5s e Fdi si astengono

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PORTOFERRAIO. Un altro passo verso l’isola d’Elba area non vocata ai cinghiali. In commissione Sviluppo economico e rurale, presieduta da Ilaria Bugetti (Pd) è stata approvata la proposta di delibera per la revisione delle aree, vocate e non, alla specie sull’isola. Al contrario di quanto atteso nell’isola non è arrivato un voto unanime: Lega, Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle si sono astenuti. Così come farà discutere la posizione della giunta che ha parlato di eradicazione come di «un’utopia». Ora la proposta, dopo il sì della Giunta e della Commissione, andrà in consiglio per l’approvazione definitiva.

«Occorre una soluzione»

«Dobbiamo dare un contributo alla soluzione dell’emergenza cinghiali presente sull’isola – ha detto Bugetti – sia per quanto riguarda l’incolumità delle persone sia per i danni procurati all’agricoltura». In Commissione è stato spiegato: «Quando furono riviste le aree vocate e non per il cinghiale in tutto il territorio regionale, si scelse di far ricadere l’isola d’Elba, per la quasi totalità in area vocata, ma questa scelta non è stata del tutto azzeccata perché ha creato gravi difficoltà di gestione della specie».

Piano di abbattimenti

Elena Meini, della Lega, pur astenendosi è intervenuta ribadendo di accogliere l’atto e di condividere la scelta delle aree non vocate «in termini positivi perché si tratta di una richiesta che arriva dal territorio, dai sindaci e dai cittadini dell’Elba che lanciano un allarme alla Regione». «Credo – ha aggiunto – che sia un passo in avanti, un punto di partenza su questo tema». Meini ha, infine, chiesto se «in collegamento a questa proposta è previsto un piano di abbattimenti straordinario». La risposta è stata che «la Regione ha già fatto un piano per le aree non vocate che per tutto l’anno prevede il prelievo in selezione con persone autorizzate, ad oggi l’unica limitazione a questo prelievo, già autorizzato, è data dalla mancanza sull’isola di persone abilitate al prelievo selettivo».

Dubbi sugli obiettivi

«Il problema – ha aggiunto un’altra delle astenute, Irene Galletti del Movimento 5 stelle – è che si inserisce questa proposta all’interno di un piano faunistico-venatorio che ancora non abbiamo. Mi domando se l’obiettivo finale sia l’eradicazione della specie o solo un contenimento numerico». La risposta dalla giunta è stata che «parlare di eradicazione del cinghiale è un’utopia vista la loro capacità riproduttiva e la presenza del Parco» e che «il problema immediato è quello di un contenimento emergenziale».

Il ruolo del Parco

A tale proposito Andrea Pieroni (Pd), dopo aver premesso che «il tema della limitazione degli ungulati e delle loro scorribande è un’esigenza vera che arriva da più territori» ha chiesto a quanto ammonta «la superficie cacciabile e destinata ad aree vocate dell’isola, in percentuale rispetto alla zona del parco» Dalla giunta la risposta: «Per una buona metà l’isola è formata dal Parco ed è evidente che nel Parco gli interventi in prelievo venatorio non sono consentiti» ma «oltre alle catture, sta lavorando alla possibilità di eventuali abbattimenti anche con interventi di prelievo in controllo».

Caccia a cacciatori

Anche il consigliere Marco Niccolai (Pd) ha chiesto precisazioni. In particolare sulla coesistenza delle diverse modalità di caccia. Si è quindi ricordato che le aree vocate individuano un territorio a gestione conservativa della specie con ridotte possibilità di intervento sia dal punto di vista venatorio che di controllo; lì si può, infatti, cacciare soltanto nei tre mesi del calendario venatorio. Nelle aree non vocate, invece, si può cacciare con la braccata in questi tre mesi e in più, si può intervenire tutto l’anno con la caccia di selezione. Anche per quanto riguarda gli interventi di controllo nelle aree non vocate ci sono maggiori possibilità di intervento. «Da qui la scelta, per risolvere le problematiche, su richiesta dei sindaci dell’Elba di trasformare queste aree vocate in non vocate».

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