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Tornano a colpire a Pescia i truffatori del falso incidente

di Luigi Spinosi
Tornano a colpire a Pescia i truffatori del falso incidente

Si fanno consegnare soldi e gioielli per aiutare un parente

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Pescia Hanno colpito ancora, fra Collodi, Ponte all’Abate e Veneri. Stiamo parlando dei truffatori del finto incidente che, in almeno tre casi, avrebbero approfittato dello sgomento e della preoccupazione delle persone anziane per sottrarre loro soldi e preziosi. Il copione, ormai collaudato, è sempre il solito: una persona anziana riceve una telefonata e dall’altra parte c’è un interlocutore che si spaccia per un rappresentante delle forze dell’ordine. Quest’ultimo spiega che un parente (solitamente il figlio o la figlia) ha avuto un incidente che ha provocato dei feriti e che, per questo motivo, è in stato di fermo. E già questo basta a provocare angoscia in chi è preso di mira. Quindi il finto poliziotto o il finto carabiniere (a volte anche un finto avvocato) spiega che il parente in stato di fermo ha urgente bisogno di assistenza legale, ma che per averla occorre pagare subito un professionista che se ne faccia carico e che, per questo, qualcuno (un rappresentante delle forze dell’ordine o direttamente l’avvocato incaricato) passerà da casa per riscuotere la somma necessaria.

Avviene tutto molto rapidamente (e, come vedremo, con un ulteriore elemento a rendere credibile ciò che a mente fredda non lo è), e i truffatori, approfittando dello stato di choc generato nella vittima, riescono molto spesso a raggiungere il loro obiettivo, e quando si presentano a casa riescono a farsi dare i soldi richiesti e quando questi non bastano (cioè mai) gli interlocutori accettano “generosamente” eventuali gioielli per raggiungere la somma mancante. Ovviamente in realtà non c’era stato nessun incidente e nessun parente era stato fermato dalle forze dell’ordine, ma si trattava solo di uno squallido sistema per derubare delle persone che, in quel momento, avevano comprensibilmente abbassato le proprie difese. E scoperto l’inganno non resta altro da fare che presentare una denuncia alle forze dell’ordine (quelle vere stavolta). E, attenzione, dopo aver ricevuto la prima telefonata a nulla serve provare a chiamare il familiare che avrebbe avuto l’incidente per avere conferme e rassicurazioni. Perché qui sta l’altro trucco usato da questi delinquenti: una volta chiamata la vittima non riattaccano, e quando la vittima prova a telefonare al parente in stato di fermo a rispondere sono sempre i truffatori. E qui parte la seconda parte dell’imbroglio in grado di disorientare e ingannare chiunque: dall’altra parte risponde una persona, che si spaccia per un agente o per un medico, che spiega che il parente non può rispondere perché il telefono è stato messo sotto sequestro o perché il familiare in quel momento è sottoposto a una visita. Non solo, i banditi spesso chiedono alla vittima se ha anche un telefono cellulare, e si fanno dare il numero con la scusa di poterla raggiungere sempre, ma in realtà per bloccare anche questa possibile via di comunicazione con l’esterno.

Basta provare a mettersi nei panni della vittima per comprendere come un storia del genere, che vista da fuori appare bislacca, possa invece far presa nelle condizioni create da questi truffatori. Anche perché spesso aggiungono ulteriori dettagli a rendere più credibile la storia, come, per esempio, il tipo di veicolo utilizzato dal familiare coinvolto nell’incidente (segno che, evidentemente, le vittime e i loro familiari vengono anche tenuti d’occhio, o direttamente o attraverso i social). Almeno tre come detto i casi segnalati nel Pesciatino, anche se non è escluso che possano essere di più e che magari qualche vittima, per vergogna abbia preferito chiuderla lì e non dire niente (anche se non c’è nulla di cui vergognarsi, chiunque può essere fregato).

Le contromisure? Intanto far sapere a tutti, soprattutto tra le persone meno giovani, dell’esistenza di questo tipo di imbroglio, in modo da non cascarci. E se ricevete una telefonata di questo tenore la cosa più giusta da fare è andare da un vicino di casa, per chiamare con un telefono diverso dal proprio le forze dell’ordine. l


 

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