Pieve a Nievole, la doppia vita di Simone: parrucchiere e pittore. «Entrambe attività artigianali che mi appagano»
Massese trapiantato in Valdinievole, Giaiacopi cura i capelli delle donne per Otello Unisex Nel frattempo dipinge quadri che sembrano foto, vincendo premi anche internazionali
PIEVE A NIEVOLE. Il modello della carriera singola e totalizzante non vale per tutti. C’è ad esempio chi di attività lavorative ne porta avanti due, entrambe con passione e soddisfazione. È il caso di Simone Giaiacopi, 49 anni: parrucchiere di giorno, pittore di sera, di festa e di lunedì. Mestieri diversi, uniti dalla manualità e dalla cura del dettaglio, così nei capelli come nella pennellata a olio con cui dipinge figure così realistiche e definite da sembrare fotografie.
Nato a Viareggio ma cresciuto a Massa, da una dozzina d’anni Simone si occupa di acconciature femminili per Otello Unisex, in via Mezzomiglio, appena varcato il confine da Montecatini verso Pieve. E in Valdinievole si è trovato così bene da prendere casa a Pescia. Ma è soltanto dopo un avvio di carriera accademica che Simone ha riscoperto la pittura.
«Sono sempre stato incline al disegno realistico, ma non avevo mai sviluppato questo talento – racconta l’artista –. Dopo il liceo scientifico scelsi di studiare chimica a Pisa e quella doveva essere la mia strada. Ho fatto anche il dottorato (lavorando fianco a fianco con lo scrittore Marco Malvaldi, ndr), ma il precariato era troppo faticoso. Durante quel periodo capitai a Milano e vidi una mostra in cui scoprii che l’arte figurativa continuava avere un suo spazio. Comprai i colori a olio e provai, capendo subito che era il mezzo più adatto per esprimermi. Così cercai un lavoro che mi lasciasse il tempo per dipingere e cominciai».
Negli anni poi quello che sembrava un ripiego è diventato a tutti gli effetti una “metà della mela”, al pari della pittura. «Sono entrambi lavori che mi appagano – conferma –. Anche fare il parrucchiere è un’attività molto artigianale, io adoro lavorare con le mani, è una cosa di famiglia, mio papà è sempre stato amante della falegnameria e mia madre del cucito. Certo portare avanti tutto non è facile, anche perché l’amore per il dettaglio rende la pittura molto dispendiosa a livello di tempo. È come se facessi due lavori, ma non lo sento affatto come un peso». Le soddisfazioni non sono mai mancate: dopo un anno che dipingeva Simone fu selezionato per la finale di un concorso, trovandosi ad esporre a Milano insieme ad alcuni dei coetanei che aveva ammirato solo da “spettatore”. Ha poi ricevuto il premio internazionale Donkey, potendo realizzare una mostra itinerante tra New York, Losa Angeles, Londra e Milano, mentre più di recente ha vinto il premio Mestre (2018) ottenendo la menzione d’onore nel 2019 quando in giuria c’era Philippe Daverio. «Ho iniziato coi ritratti – riavvolge il nastro – poi però mi sono ritrovato un po’ senza mercato e ho deciso di così sperimentare paesaggi e case arroccate, dedicandomi infine alla rappresentazione di oggetti sovradimensionati rispetto alla realtà, a cui cerco di mantenermi fedele. Parto con un disegno sommario e poi dipingo seguendo sul monitor del computer le fotografie che faccio. Il lavoro inizia infatti con l’osservare e fotografare l’esterno. Non è proprio iperrealismo, la pennellata non è nascosta, è piccola ma si percepisce».
Sul sito https://www.simonegiaiacopi.com/ si trovano le sue opere, alcune delle quali disponibili in alcune gallerie della zona. Dopo un’esposizione a Venezia, in programma per questa primavera c’è anche una mostra alla biblioteca San Giorgio a Pistoia. «Un pittore vivente che apprezzo molto è Giuseppe Bartolini di Pisa – aggiunge il massese – che mi ha sempre incoraggiato. Ringrazio anche la galleria Artè di Pistoia con cui ho sempre collaborato e il ristorante Forno del Braschi di Santa Lucia, che ha voluto esporre nel locale alcuni miei quadri».l
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