Massa, due cave contro il nuovo canone. E il Comune fa ricorso al Tar – Le regole
Impugnati davanti al capo dello Stato i nuovi criteri di calcolo. L’ente si prepara a difendere l’articolo 12 del regolamento comunale sugli agri-marmiferi
MASSA. Il Comune di Massa si prepara a difendere in sede giudiziaria il nuovo sistema di calcolo del canone di concessione per le cave, introdotto con l’articolo 12 del regolamento comunale sugli agri marmiferi. Con due decreti distinti firmati il 16 ottobre, il sindaco Francesco Persiani ha autorizzato l’ente a opporsi ai ricorsi straordinari presentati da due concessionari del settore lapideo contro gli atti comunali che applicano i nuovi criteri economici.
I ricorsi
I ricorsi – notificati rispettivamente il 1° e il 7 ottobre – chiedono al Presidente della Repubblica l’annullamento delle note dirigenziali con cui il Comune, attraverso il settore tributi e attività estrattive, aveva comunicato l’entrata in vigore del nuovo sistema di calcolo del canone, previsto dall’articolo 12 del Regolamento comunale agri marmiferi approvato con delibera del consiglio comunale nel dicembre del 2024.
L’articolo contestato
L’articolo stabilisce che il canone annuo dovuto dalle imprese concessionarie sia commisurato al valore medio di mercato del marmo, alla quantità di materiale autorizzato all’estrazione e alla resa media del 25% sui materiali da taglio. Il canone rappresenta un’entrata patrimoniale del Comune, «priva di vincoli di destinazione», secondo il regolamento, e soggetta a revisione in caso di variazioni dei parametri di riferimento. È inoltre previsto che il 50% dell’importo sia versato come acconto entro febbraio, con il saldo a gennaio dell’anno successivo.
Le aziende
Le aziende ricorrenti contestano l’applicazione di questi nuovi criteri, ritenendo che le modalità di calcolo e di aggiornamento del canone introducano un aggravio economico non previsto dalle precedenti concessioni. In particolare, i ricorsi chiedono di annullare le comunicazioni del Comune sostenendo che l’ente abbia modificato unilateralmente le condizioni economiche delle concessioni.
L’amministrazione
Dal canto suo, l’amministrazione comunale ritiene il nuovo sistema «legittimo e coerente con la normativa regionale» (la leggere regionale Toscana 35/2015), che impone agli enti locali di aggiornare periodicamente i valori di mercato e i canoni di sfruttamento delle risorse naturali. Nei due decreti sindacali, il sindaco Persiani ha autorizzato la presentazione di opposizione per chiedere che i ricorsi siano decisi non in via amministrativa ma davanti al Tar Toscana, dove il Comune potrà costituirsi formalmente e difendere la legittimità del proprio operato.
«Abbiamo agito nel rispetto delle leggi regionali e del regolamento approvato dal Consiglio comunale – spiegano fonti interne di Palazzo Civico –. È giusto che un bene pubblico come il marmo restituisca al territorio un valore equo e aggiornato, proporzionato ai ricavi effettivi del comparto estrattivo».
Il ricorso
Il provvedimento, predisposto su parere favorevole del dirigente del settore tributi e attività estrattive e dell’avvocatura comunale, incarica il dirigente dei Servizi di staff e generali di affidare l’incarico legale per la costituzione in giudizio dell’ente e di eleggere domicilio presso lo studio difensivo prescelto. L’amministrazione difende così una delle parti più discusse del regolamento agri marmiferi, che lega direttamente il canone alle quantità estraibili e al valore medio del marmo, con un’aliquota del 5% fissata dalla giunta comunale. Un meccanismo che, nelle intenzioni dell’ente, mira a garantire maggiore trasparenza e proporzionalità tra l’attività economica e le risorse pubbliche del territorio.La questione si inserisce in un contesto delicato per il settore del marmo, dove la ridefinizione dei canoni e delle concessioni è da tempo al centro di un confronto tra istituzioni e imprese.
Sarà ora il Tar Toscana a valutare se i criteri introdotti dal Comune di Massa rispettano pienamente il quadro normativo e i principi di proporzionalità ed equità.
In attesa del giudizio, i canoni stabiliti dall’articolo 12 restano pienamente in vigore. Le imprese dovranno quindi continuare a versare le quote previste, con la possibilità che, in caso di esito favorevole per il Comune, il nuovo sistema diventi il modello di riferimento anche per le future concessioni.
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