Giallo su un cinghiale scomparso a Torano, l'allarme: «È un esemplare malato»
Carrara, è magro e barcolla, i cacciatori lo cercano per il rischio peste suina. In paese si mormora: «Qualcuno se l’è portato a casa per evitare che fosse abbattutto». L’Asl non è stata allertata
CARRARA. È comparso e ricomparso più di una volta, poi è svanito nel nulla: e il mistero si infittisce. Parliamo di un cinghiale che nei giorni scorsi è stato visto e addirittura avvicinato nel paese di Torano, poi dell’ungulato non s’è trovata più traccia. Sarebbe tutto normale – i cinghiali fanno scorribande nei borghi ai piedi delle Apuane, arrivano e se ne vanno – se non fosse che «quell’esemplare è sicuramente malato», mette in guardia Francesco Musetti, cacciatore, responsabile della squadra di caccia Castelpoggio-Gragnana, unico team venatorio che il Comune possieda, che opera in seno all’Ambito territoriale di caccia-Atc Ms 13 e che è titolato – anzi, obbligato – a intervenire ogni volta che c’è un allarme-cinghiali. Con l’episodio di Torano si accende il segnale di allerta, c’è apprensione tra i cacciatori alla luce dell’emergenza peste suina africana, il virus altamente contagioso che colpisce maiali e cinghiali e per cui non ci sono vaccini efficaci. In paese si dice che «qualcuno se l’è portato via» per evitare che fosse abbattuto. Musetti lancia un appello: «Si faccia avanti chi sa qualcosa. Non si può correre un rischio simile».
Il primo incontro
Tutto inizia una settimana fa. In paese compare un cinghialotto. C’è chi gli scatta foto, chi gli fa un video, sembra un’eccezionalità spassosa anche perché è confidente. Viene comunque allertata la squadra venatoria. Basta vedere i video ai cacciatori per capire che in quell’animale c’è qualcosa che non va: «Ho subito notato che ha delle macchie bianche sul muso – descrive Musetti – che è molto magro, che non si muove bene, che si fa avvicinare troppo». E così la squadra scende in campo con solerzia e sollecitudine perché se c’è il dubbio che sia malato, deve essere consegnato ai veterinari dell’Asl perché verifichino che non si tratti di peste suina africana, virus che non ha alcuna conseguenza sull’uomo ma sui maiali domestici sì: e di allevamenti ce ne sono.
Le ricerche
Nel frattempo il cinghiale da Torano se ne va. I cacciatori lo cercano: «Ci siamo domandati: dove va un cinghiale malato? All’acqua – spiega Musetti – Abbiamo percorso tutto il lungo-fiume da Torano a Carrara ma non l’abbiamo trovato». Le ricerche continuano, vengono sospese durante la pioggia battente, si setaccia il borgo, le vicinanze, la zona boschiva ma non ci sono risultati. Poi il cinghiale ricompare: sul ponte del paese; lo avvistano in tanti. I cacciatori tornano sulle su tracce ma non riescono ad acciuffarlo.
Le voci
È a questo punto che a Torano si diffonde una voce ritenuta preoccupante: «Qualcuno se lo sarebbe portato a casa per evitare che venga abbattuto», dice Musetti, così si mormora a Torano. Portato dove? In un giardino? In un orto? Nella boscaglia? È sempre vivo il cinghiale oppure nel frattempo è morto e occorre cercare una carcassa?
Il rischio
Carrara non è la Lunigiana dove in alcuni comuni è decisamente alto il livello di guardia sul fronte della peste suina africana per la presenza di focolai: per esempio Zeri, dove si riscontrò il primo caso toscano accertato di Psa (era luglio 2024) o Mulazzo: ma proprio perché «dall’inizio dell’emergenza sul territorio del Comune non sono stati trovati animali infetti – spiega il capo-squadra dei cacciatori – occorre fare molta attenzione. Qualora fosse riscontrato un caso, entreremmo in una zona con restrizioni più stringenti con effetti, probabilmente, anche nei comuni limitrofi». «Non si può lasciar correre».
L’appello
E così il capo-squadra Musetti si rivolge direttamente a chi può aver preso il cinghiale: «Se non è contagiato da Psa, non sarà abbattuto – assicura il cacciatore – Potrebbe avere una qualsiasi altra malattia ed essere curato; se invece ha la peste suina africana, non ha comunque scampo, ma è importante intervenire per evitare l’eventuale diffusione del virus, anche solo la carcassa è fonte di contagio per tre mesi dal decesso». E intanto, Il Tirreno ha verificato che né l’Asl nord ovest né la polizia locale di Carrara ha ricevuto alcuna segnalazione formale della presenza di un cinghiale che – a colpo d’occhio – potrebbe essere malato.