Il carrarese che “presentò” Pippo Baudo: «Vi racconto quando mi diede del buffone...»
Descrive l’incontro con il re della Tv: «La sera in cui lo conobbi ero emozionatissimo. Mi chiedevo: come faccio a presentare il presentatore per eccellenza?»
CARRARA. Dai mostri sacri si può prendere tutto, anche qualcosa di simile a un insulto: «Il ricordo più bello che ho di Pippo Baudo? Quella sera che mi diede del buffone». C’è un carrarese che ha incontrato Pippo-Nazionale – scomparso il 16 agosto a 89 anni – almeno tre volte. E ci ha chiacchierato a lungo, come si fa con un amico al bar: parliamo dell’avenzino David De Filippi, comunicatore, scrittore, collaboratore del Tirreno. Ha scritto la biografia di Mike Bongiorno e di Raimondo Vianello De Filippi e conduce da anni dibattiti e presentazioni di libri e personaggi. Tra un evento e l’altro, è “inciampato” su Pippo Baudo. Più di una volta.
La prima volta…
«La sera in cui lo conobbi eravamo alla Versiliana – va indietro con la memoria – Raccontava episodi della sua carriera. Io ero emozionatissimo, a livello di extrasistoli e fauci prosciugate. Mi chiedevo: e ora come faccio a presentare il presentatore per eccellenza?». Con quella tensione, arriva il momento di salire sul palco. «Quando lo invitai, l’applauso fu fragoroso e io mi inginocchiai sul palco, come un cavaliere avrebbe fatto dinanzi a un sovrano. Lui lasciò scemare l’applauso e, sorridendo, mi esortò a rimettermi in piedi, dicendo: “Alzati, buffone! ”. E così cominciò la serata». Di quell’intervista De Filippi ricorda, soprattutto, la tensione emotiva: «Provavo a ostentare compostezza, ma ogni volta che mi voltavo verso di lui, mi vedevo Pippo Baudo accanto, a tre dimensioni, anziché nello schermo. Non so se questo possa bastare, per descrivere quello stato d’animo. Di certo, una pasticchina per la pressione mi avrebbe fatto comodo, in quella circostanza». Ma non finisce qui, ci sono stati anche altri tête-à-tête.
In Lunigiana
Al Salotto d’Europa di Pontremoli, dal patron Alfredo Bassioni, per esempio. Ecco, in quell’occasione «Ho toccato con mano una professionalità scenica mai vista prima – spiega – Baudo veniva da quella cultura del lavoro dove, se non eri davvero qualificato, in Tv non ci avresti mai lavorato. Mike, Corrado, Enzo Tortora, Vianello e lui rappresentavano dei fuoriclasse ineguagliabili, che avevano “fatto la gavetta” vera, fino poi a crescere e diventare professionisti immortali».
Babbo-Pippo
Poi il dettaglio che rimarrà per De Filippi negli Annales: «Ricordo che in un’occasione mi sistemò anche il colletto della camicia, prima di salire sul palco, perché disse che era messo male e che il pubblico era molto attento ai dettagli. Con affetto e umiltà, in quelle occasioni, gli vidi elargire consigli anche ai tecnici, per come migliorare le luci o il tono dei microfoni. Era un perfezionista e un meticoloso, qualità che avevano forse forgiato anche i suoi aspetti umani e culturali. Per me, l’aver condiviso con lui un’esperienza nella conduzione live, fu come, per un calciatore, aver palleggiato con Maradona».