L’ingegnere idraulico: «Il fiume Frigido rischia l’esondazione in ogni momento»
Roberto Vercelli accusa i ritardi della politica: «Progetto di regimazione fermo dal 2017»
MASSA. L’allarme idrogeologico torna al centro del dibattito pubblico. A rilanciarlo, giorni fa, il portavoce di Europa Verde, evocando con preoccupazione il rischio più grave: l’esondazione del Frigido. Una minaccia concreta? Lo abbiamo chiesto all’ingegnere idraulico Roberto Vercelli, tra i massimi esperti regionali in materia. «Sì, l’ha scritto dopo un incontro al Genio Civile. È noto che il Frigido, nel suo carattere torrentizio, può avere altissime portate che, a seguito dell’attuale regime climatico di violenze atmosferiche inusuali, possono giungere da un momento all’altro. Oggi nel mondo, gli esempi di esondazioni catastrofiche sono ormai a cadenza settimanale, se non quotidiana».
Chi sono i soggetti che si devono occupare della prevenzione delle inondazioni?
«Sono in molti a doversi grattare in testa immaginando cosa dovranno dire dopo la tragedia, per giustificarsi davanti a un magistrato. Sono sempre più ricorrenti i casi in cui la magistratura insegue sindaci, assessori, governatori e tecnici tentando di schivare la prescrizione. Quindi, se fossi in loro, mi preoccuperei di più di agire per la prevenzione del rischio».
Ma esiste un progetto riguardante la regimazione del Frigido, quindi la politica sta agendo. O non basta?
«Sta agendo con troppa lentezza, nonostante nel progetto sia stata invocata la indifferibilità e urgenza dei lavori. Tutti sanno che il Frigido è aggredito da anni da un fenomeno non naturale senza che nessuno faccia alcunché, cioè lo scarico abusivo nel suo alveo di rifiuti dalla lavorazione delle cave di marmo. Questo è un reato continuato che, benché denunciato, nessuno sta prendendo in seria considerazione, ma è un danno all’asta fluviale di pianura che sarà la causa indiscussa del probabile allagamento a Marina di Massa. E siccome la cosa è stata segnalata abbondantemente, i custodi del patrimonio demaniale denominato Frigido non potranno sfuggire alle loro responsabilità. Neppure vantandosi di aver fatto un progetto di regimazione che langue da oltre 8 anni: il progetto preliminare del 2017».
Cosa non va in quel progetto?
«La legge sugli appalti pubblici prevede che ogni progetto pubblico analizzi più soluzioni possibili e infine ne scelga una, motivandola, e sopprimendo quelle considerate peggiori. Quel progetto invece non lo ha fatto, per cui deve essere aggiornato nelle sue fasi esecutive. Inoltre non ha fatto menzione che l’innalzamento dell’alveo, pur segnalato in progetto, avviene per cause antropiche e non è la normale evoluzione di un fenomeno naturale. Infatti le sezioni fluviali dello stato di fatto sono identiche a quelle dello stato di progetto, con ciò omettendo che il fiume è stato fatto oggetto, da anni, di discarica abusiva di rifiuti da lavorazioni di cava (ravaneti). Inoltre non si è preso atto che nell’asta finale è stata costruita, decenni fa, una briglia rilevatasi oggi dannosa perché riduce la pendenza e quindi la portata di massima piena. Le briglie si fanno in montagna, non in pianura. Si prospetta invece la soluzione dell’innalzamento degli argini, cosa non risolutiva, perché sostiene l’ipotesi assurda di dover rialzare argini ad ogni rialzo dell’alveo; il rialzo degli argini non risolve poi il fenomeno dell’imponente barra di ghiaia alla foce. Infine non compare alcuna valutazione sullo spregio ambientale delle opere in calcestruzzo e sulle possibili mitigazioni delle opere in cemento».
Quali sono le soluzioni alternative?
«Ovviamente le soluzioni migliori sono quelle che colpiscono le cause, non quelle che mitigano gli effetti. Quindi, primariamente e con solerzia, applicare l’art. 48 della legge regionale 35/2015, mai citata nel progetto, che espressamente prevede l’estrazione dei materiali dai corsi d’acqua al fine di ridurne il rischio idraulico. Oltretutto è una azione che può essere rapida e a costo zero, come ammesso dalla legge e come risulta ovvio a tutti. Secondariamente, prevedere un programma di manutenzione poliennale degli interventi di dragaggio, perché il rialzo dell’alveo durerà fino all’assestamento dei ravaneti di cava. Infine revisionare il progetto esecutivo dell’asta terminale sulla base di una nuova battuta plano-altimetrica dell’asta ripulita dai rifiuti di cava, accertando quanto le sezioni ampliate dall’estrazione dei materiali lapidei accettino la portata duecentennale».
Cosa consiglia per evitare potenziali allagamenti a Marina?
«Dobbiamo risolvere i problemi più rapidamente, con adeguatezza e sostenibilità ambientale. Quindi, ricapitoliamo: prima possibile, estrarre tutto il materiale spurio da tutta l’asta di pianura, compresa la barra di foce; poi redigere un nuovo progetto delle arginature con soluzioni a maggior sostenibilità ambientale (palificazioni o palancole occultate, materassi di ghiaia), ma con il rilievo altimetrico delle sezioni “pulite”; mettere in programma estrazioni di materiale nell’asta a monte del ponte alla Stele; infine programmare la manutenzione pluriennale dell’asta finale, sempre a scomputo del valore venale del materiale estratto».
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