Il Tirreno

Calcio: il personaggio

Silvio Baldini, il profeta ribelle che sfida il destino: porta il Pescara in B e lo sfogo a fine gara è uno spettacolo


	Silvio Baldini (Foto Fb: Pescara Calcio)
Silvio Baldini (Foto Fb: Pescara Calcio)

Il tecnico di Massa ha centrato la promozione con la formazione abruzzese vincendo i playoff: nel 2022 fece lo stesso con il Palermo

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MASSA. Ha il volto stanco e la voce incrinata dall’emozione, ma non trema, Silvio Baldini. Dopo il rigore decisivo che ha sancito la promozione del suo Pescara ai danni della Ternana, nella serata di sabato 7 giugno, il tecnico toscano, nato a Massa, si è presentato davanti ai microfoni con lo stesso spirito che lo accompagna in ogni sfida: autentico, ruvido, umano. Come aveva fatto nel 2022, quando centrò un’altra promozione in Serie B: con il Palermo

Contro tutto e tutti

La cavalcata del Pescara nei playoff è stata intensa, dura, vissuta con l’anima. Non era la favorita, non era la più attrezzata, ma con Baldini alla guida è diventata la più affamata. Dopo il 4° posto in regular season, il Delfino ha superato avversari blasonati e ostili, fino alla notte magica in cui ai rigori ha piegato la Ternana guadagnandosi un posto nella Serie B 2025–26. «Un successo contro chi mi voleva fuori», ha dichiarato il mister. «Ringrazio i sapientoni che consigliavano al presidente di disfarsi di me. Dicevano che ero ingestibile, una testa di c…o. Ma io so cosa abbiamo fatto: tre doppie sedute a settimana, tra ironie e prese in giro anche dei procuratori. I ragazzi mi hanno seguito fino in fondo».

Baldini non le manda a dire: tra Nazionale e destino

Nel post-partita è arrivata l’ennesima prova che Baldini non recita mai una parte. Commentando la recente debacle dell’Italia contro la Norvegia – che ha portato all’esonero di Spalletti –, ha tirato fuori una verità che per molti resta scomoda: «Il problema non è Spalletti. È che stiamo allevando generazioni che non sanno più cosa significa la bandiera italiana, non sentono il peso della maglia azzurra. La vera Nazionale è quella del 1982. Quelli erano uomini». Il suo sguardo si fa acceso, quasi mistico, quando parla di destino: «Mi piaceva scherzare con il destino, parlavo dentro me stesso, volevo capire se ci avrebbe traditi. Ma sapevo chi avevo davanti: ragazzi veri, umili, pronti a dare tutto. Il calcio non è algoritmi, è fatica, rispetto e verità».

L’allenatore filosofo che non si piega

Silvio Baldini non è mai stato un allenatore convenzionale. Dai suoi inizi a Empoli e Chievo, fino alle panchine di Palermo, Catania e Carrarese, ha costruito una carriera sulla coerenza. Ha rifiutato incarichi importanti pur di restare fedele a se stesso. È tornato a Pescara per restituire dignità a un club ferito, e lo ha fatto con la passione di un esordiente e la lucidità di un maestro. Tra chi lo considera un personaggio troppo sopra le righe e chi lo venera come ultimo romantico del calcio italiano, Baldini continua a camminare dritto. E oggi, dopo l’ennesimo trionfo conquistato con fatica e orgoglio, può permettersi di guardare tutti dall’alto. Sempre col cuore in mano e senza mai un copione.

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