Il Tirreno

La rassegna

Giobbe Covatta, Roberto Mercadini e Arianna Safonov: a Carrara arriva “Parole in libertà sotto la Torre”. Le date e il programma


	Mercadini e Giobbe Covatta
Mercadini e Giobbe Covatta

Ecco la prima edizione della manifestazione: «Una delle novità più interessanti del prossimo cartellone estivo»

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CARRARA. Il 17, 20 e 21 agosto Avenza (Carrara) ospiterà la prima edizione della rassegna teatrale Parole in libertà sotto la Torre, organizzata dal Comune di Carrara nell’ambito delle iniziative del programma estivo 2025. Tre appuntamenti, tutti a ingresso libero, con inizio alle 21.30, che si svolgeranno nella suggestiva cornice della Torre di Castruccio, nel giardino di casa Pellini, tre serate per una nuova rassegna di teatro di comunità, con tre protagonisti dirompenti e sarcastici: Giobbe Covatta, Roberto Mercadini e Arianna Porcelli Safonov.

«Quest’anno il calendario degli eventi sarà non solo molto ricco, ma anche molto variegato tanto dal punto di vista della tipologia degli spettacoli, quanto per le location che li ospiteranno – dice l’assessore alla cultura Gea Dazzi –. La rassegna è sicuramente una delle novità più interessanti del prossimo cartellone estivo e credo che rappresenti al meglio lo spirito che ci ha guidato nella sua stesura. Il prossimo agosto avremo quindi tre grandi interpreti come Giobbe Covatta, Roberto Mercadini e Arianna Porcelli Safonov che porteranno il teatro di parola in un luogo unico come il centro storico di Avenza, all’ombra della torre di Castruccio. Speriamo che in futuro questo possa diventare un appuntamento ricorrente, per Avenza e per tutto il territorio, un appuntamento dedicato allo spettacolo dal vivo e al teatro per la gente e in mezzo alla gente perché mai come in questo momento c’è bisogno di riflettere, di discutere, di pensare».

Il programma completo

A inaugurare questa prima edizione domenica 17 agosto Giobbe Covatta che, con la partecipazione di Ugo Gangheri, porterà in scena “6° (sei gradi)”. Ancora una volta è quindi un numero il titolo del nuovo spettacolo di Giobbe Covatta, dopo “7” (come i sette vizi capitali) e “30” (come gli articoli della carta dei diritti dell’uomo), tocca ora al numero “6″ che rappresenta l’aumento in gradi centigradi della temperatura del nostro pianeta. Tutto ciò che vedremo nel corso dello spettacolo è collocato nel futuro in diversi periodi storici nei quali la temperatura media della terra sarà aumentata di uno, due, tre, quattro, cinque e sei gradi. Come sarà il mondo la cui temperatura media sarà più alta di un grado rispetto a oggi? Il grande comico napoletano se lo è chiesto: modelli matematici applicati all’ecologia creati con solide basi scientifiche «ci fanno pensare che i nostri discendenti avranno seri problemi e si dovranno adattare a (soprav)vivere in un pianeta divenuto meno ospitale, se non cercheremo di risolvere i problemi dell’ambiente, della sovrappopolazione e dell’energia sin da oggi», spiegano i promotori. E ancora: certo l’uomo non perderà il suo ingegno e Giobbe Covatta si diverte a immaginare le drammatiche e stravaganti invenzioni scientifiche, sociali e politiche, che «metteremo a punto per far fronte a una drammatica emergenza ambientale e sociale». Ne emergono personaggi di grande verve comica indaffarati a realizzare all’ultimo momento quello che noi avremmo dovuto fare da anni. Da Giobbe Covatta un nuovo spettacolo dove comicità, ironia e satira si accompagnano alla divulgazione scientifica su quelli che sono senza dubbio i grandi temi del nostro secolo: sostenibilità del Pianeta e delle sue popolazioni.

La rassegna proseguirà poi mercoledì 20 agosto con Roberto Mercadini in Moby Dick. Moby Dick «non racconta una storia. Non è un romanzo. Forse neppure un libro. È un mostro che sta fra gli altri volumi scritti come il leviatano bianco sta in mezzo alle altre creature marine. Moby Dick non si può narrare, “sebbene molti abbiano tentato” (per citare Melville). Che può farne, allora, un narratore? Può almeno far brillare alcuni frammenti incandescenti; far intuire, per sintesi, l’intera luce, l’intero calore del magma. Può dire: “sono come un palombaro che scende negli abissi. Trova Atlantide. Non può risalire portandosi Atlantide sulle spalle. Può riportare però qualche frammento (una moneta, un pezzetto d’anfora, un naso di statua). E poi dire: ‘guardate, questa non è Atlantide; è la prova che, là sotto, c’è Atlantide: andate a farci un giro, se vi capita’”».

Per l’ultimo appuntamento giovedì 21 agosto in scena Arianna Porcelli Safonov in Alimentire. Alimentire è il nuovo progetto di Arianna Porcelli Safonov dedicato al «grosso guaio in cui si è ficcata l’alimentazione: quello di diventare una tendenza a cui si aderisce con tutti i peggiori difetti che un cittadino possa mostrare in pubblico. C’è la frustrazione di non saperne abbastanza, la certezza che verremo umiliati dallo chef semidio e dalla sua carta che non si chiama più menù ma carta, appunto e che ha la stessa giovialità di un saggio di chimica nucleare, ma costa di più. C’è l’ansia delle centomila intolleranze alimentari, c’è la sofisticazione di qualsiasi ingrediente per renderlo più tecnologico, più performante, più costoso e tossico. C’è la corsa furiosa ai corsi per sommelier per sapere tutto di vino, c’è la mediocrità di non sapere niente di pane, un alimento troppo povero per essere studiato. C’è l’inferno delle diete, quello dei buffet, c’è l’eccesso di produzione, la carenza di approvvigionamento, l’ignoranza a tavola, il disagio in cucina, l’assurdo in tv, la menzogna del marketing e, se non bastasse, il conto coi tre euro di coperto. Alimentire è un progetto che si prende gioco dell’ossessione per la cucina gourmet, è una risata che prende tempo per celebrare il vero valore del cibo, salvandolo dalla gente che lo cucina e spiegandolo alla gente che vuole mangiarlo senza farsi riempire le orecchie col Nulla», anticipano ancora gli organizzatori.

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