Il Tirreno

Carrara, per lo Stadio dei Marmi, l’opzione giusta è l’articolo ventuno

Massimo Braglia
Carrara, per lo Stadio dei Marmi, l’opzione giusta è l’articolo ventuno<br type="_moz" />

II commento di Massimo Braglia sulla diatriba in atto tra Comune di Carrara e società Carrarese

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In questa diatriba prima ravvicinata (incontro del 5 dicembre) poi a distanza (scambi di pec e comunicati, la prima della sindaca Serena Arrighi, il secondo della Carrarese Calcio), ci sono alcuni elementi che forse val la pena sottolineare. Innanzitutto, i toni: sbaglia sicuramente la Carrarese quando, in riferimento alla pec in cui Palazzo civico sostiene l’impossibilità d’ora in avanti di spendere altri soldi per lo stadio, parla di «una decisione personale e quasi emotiva». Bene ha fatto la prima cittadina a sottolinearlo, in consiglio comunale, spiegando che è inutile preparare le magliette special edition in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, quando poi dopo pochi giorni si scade sul personale. Una caduta di stile per la quale ci aspettiamo le scuse della società.

Nel merito, però, ci sono alcuni assunti comunali che non convincono. La sindaca sostiene in sostanza che per colpa dei lavori urgenti allo stadio ha dovuto tralasciare altre opere importanti: sull’organizzazione del lavoro, però, un Comune ricco come quello di Carrara, che può contare su 25 milioni di introiti extra dal lapideo, non può farsi trovare impreparato. Deve essere organizzato, convocare dirigenti e assessori, e assegnare le priorità: stadio e Pnrr? Bene, ci si concentri su quello. C’era anche la candidatura a Carrara capitale dell’arte contemporanea? Ci sono le professionalità. Ora, a stagione in corso, e con il rischio di un deferimento se non saranno messi i seggiolini nelle curve e comprato il manto di protezione del campo (deferimento significa poi una multa ingente), come si fa a dire non metto più soldi, unilateralmente? La Carrarese ha speso 300milaeuro, negli anni, sullo stadio: non con questa amministrazione, ma sono soldi investiti e che ripagano anche di quei mesi di canone d’affitto che non sarebbero stati versati; più altri 300mila euro per reperire campi di allenamento. Il Comune ribadisce la disponibilità a convenzione lunga, addirittura alla vendita. Sono prospettive di lungo respiro, è l’attualità che incombe. Ma l’aspetto che più non convince è la chiusura a ridiscutere l’utilizzo dei soldi dell’articolo 21, i progetti per la città legati al regolamento degli agri marmiferi. A parte alcuni lavori impostati, cioè le aule per le Scienze umane, il campo scuola, qualcosa per la ciclabile Michelangelo e l’ex mercato di Avenza, buona parte dei progetti sono alla fase poco più che embrionale. Almeno una quindicina di milioni che, con una concertazione, potrebbero essere destinati a quella che è l’urgenza stadio, subentrata grazie alla storica promozione in Serie B. Le polemiche sui lavori non fanno bene a nessuno, rischiano di creare tensioni inutili e ulteriori contenziosi. Fra persone civili ci si siede a un tavolo e si è anche disponibili a fare un passo indietro o di lato per il bene della città: se nel bilancio comunale non ci sono soldi, si attinga all’articolo 21, si rinunci a qualcosa di non indispensabile e si punti sullo stadio. La Serie B è come la cometa di Halley: è passata dopo 76 anni, se la si dovesse perdere, la rivedrebbero i nipoti dei nipoti. E nessuno lo vuole.



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