Design, teschi e Stelle di David: scatta la denuncia per odio razziale
È stata presentata al commissariato di polizia dal consigliere Simone Caffaz
CARRARA. E ora c’è una denuncia per istigazione all’odio razziale presentata dal consigliere comunale Simone Caffaz al commissariato di polizia: il che significa che ci sono i presupposti (chi vivrà, vedrà) perché l’episodio al centro della denuncia non vada in soffitta. Parliamo della vicenda che – al netto dei bracci spezzati all’opera di design Alessi, il cavatappi Anna G. – ha animato l’avvio della White Carrara, la mostra di “pezzi” iconici diffusa nel centro, che resterà allestita fino a fine settembre. A mo’ di lugubre messaggio, sono comparsi e ricomparsi teschi in seno a un’installazione: all’opera Exagon, libreria modulare composta di esagoni marmorei in Calacatta, realizzata dal designer Eugenio Biselli per la società lapidea Franchi Umberto Marmi, e esposta di fronte all’Accademia di Belle Arti.
Il duplice episodio
Una mano ignota – perché tale per adesso è rimasta, nonostante ci sia un’ipotesi ufficiosa di chi-ha fatto-cosa – ha poggiato teschi all’interno degli esagoni marmorei. Lunedì 17 giugno molti cittadini hanno notato i teschi, che sono stati subito tolti per l’intervento dell’Amministrazione comunale; martedì 18 giugno, però, erano di nuovo lì: e anche questa volta sono stati eliminati. Per inciso: è noto che quel tratto di marciapiede, dove è esposta l’installazione, non è video-sorvegliato. Da capire resta inoltre se i teschi comparsi la seconda volta siano quelli utilizzati nella prima “protesta”: il che suggerirebbe una “riconsegna” agli autori del gesto.
La lettura di Raimondi
Il Tirreno ha chiesto ragguagli all’Amministrazione civica – Cosa significano quei teschi? Chi li ha messi? – e il direttore artistico della White Carrara 2024, Domenico Raimondi, si è fatto carico di rispondere che «La Exagon è stata utilizzata per un intervento di denuncia inerente conflitti internazionali».
Che significa?
L’entourage di Raimondi ha dettagliato ulteriormente – per esplicitare il significato delle sue parole – che i teschi rappresentano una denuncia pro Palestina. Perché quelle forme esagonali avrebbero suggerito alla mente la Stella di David. Ed è a questo punto che Caffaz ha fatto il suo primo intervento sul tema, dalle pagine del Tirreno di giovedì 20 giugno. Se davvero le celle della libreria-alveare «sono state accolte come Stelle di David», «il riferimento – ha detto Caffaz – non è allo Stato di Israele e alla politica internazionale di esso, ovvero la guerra con la Palestina, bensì identificano gli ebrei»; non siamo di fronte, del resto, a una Stella blu in campo bianco – la bandiera dello Stato – che è l’unico caso in cui la Stella di David rappresenta non l’Ebraismo ma Israele. E quindi, secondo Caffaz, il fatto «è gravissimo» perché «La Stella di David è il simbolo del popolo ebraico – dice – E attribuire a esso valori negativi o responsabilità di azioni militari è antisemitismo puro. Tanto grave da meritare una denuncia a firma di Raimondi». Sollecitando l’Amministrazione Arrighi a dare un cenno, Caffaz ha aggiunto che – se non fosse giunta una denuncia da parte di Raimondi – avrebbe provveduto lui a farla. E così ieri ha fatto. Per altro, dopo Caffaz, il 21 giugno, era intervenuto Adelindo Frulletti, presidente dell’Associazione Amici Italia-Israele, che si era collocato sulla lunghezza d’onda del consigliere.
L’atto
Presentata ieri al commissariato di polizia, la denuncia di Caffaz consta di due “parti”: «La prima – spiega lui – è una denuncia contro ignoti per il reato di istigazione all’odio razziale», sarà poi l’autorità giudiziaria, a cui la denuncia giunge, a configurare l’eventuale reato; «La seconda parte – spiega ancora il consigliere – riguarda l’omissione di denuncia: a mio giudizio, trattandosi di un episodio accaduto in città che connota odio razziale, il Comune avrebbe dovuto denunciarlo. È sempre in tempo a farlo, ma per ora non è accaduto».
Nel dettaglio
Quindi, da una parte «C’è uno degli episodi più gravi di antisemitismo che sia accaduto in città – sintetizza Caffaz – che rammenta metafore ricorrenti, tipiche, del Nazismo: pensiamo alle vignette delle Stelle di David coi teschi, e a Bologna è accaduto proprio qualcosa di simile; e dall’altro – continua Caffaz – c’è il silenzio dell’Amministrazione comunale: la sindaca Serena Arrighi strumentalizza parole per farne casi politici, possibile che per un episodio così grave non dica nulla? Non una parola?». Per il momento dall’Amministrazione Arrighi non arrivano commenti.