Il caso

Massa, scritte sulla chiesa della memoria. «È un luogo sacro abbandonato»

di Melania Carnevali
Massa, scritte sulla chiesa della memoria. «È un luogo sacro abbandonato»

Lì le SS fucilarono 159 prigionieri. Giuseppe Ianni: «La Provincia intervenga»

30 agosto 2023
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MASSA. Una scritta nera è sul portone di metallo: “Pina” o forse “supina”, non si legge bene. Poi un’altra rossa in a terra: “Mood”. Questa è chiara nell’ortografia, ma meno nel significato. E un fallo rosso sulla parete in pietra. Poi finestre rotte, che si vanno ad aggiungere a quelle già rotte. E non è un capannone abbandonato. È la chiesa di San Leonardo, quella delle Fosse del Frigido, dove il 16 settembre del 1944 le SS in ritirata, dopo lo sfondamento del fronte versiliese da parte degli Alleati, fucilarono 159 prigionieri detenuti al castello Malaspina.

Erano soprattutto prigionieri politici, gli antifascisti. Ma c’erano anche detenuti comuni condannati per reati lievi connessi allo stato di guerra. Come una donna, originaria di Zeri, nella sezione femminile, condannata per aver macellato clandestinamente un maiale senza pagare il dazio. Una struttura sovraffollata, sporca, con acqua potabile e cibo insufficienti per tutti. Era gestito dalla Feldgendarmerie, la polizia militare appartenente alla 16ª divisione volontari delle Waffen SS di fanteria meccanizzata o Panzergrenadier “Reichsführer”, la stessa delle più grandi stragi del nord della Toscana, come quella di Sant’Anna di Stazzema.

Nei primi otto giorni di settembre arrivarono poi 80 prigionieri: erano antifascisti livornesi, pisani e lucchesi, ma c’erano molti religiosi provenienti soprattutto dalla Certosa di Lucca, tra cui don Giorgio Bigongiari. Tra loro anche tanti stranieri.

Nel frattempo, però, era arrivato l’ordine di sfollare l’intera popolazione di Massa. Entro il 15 settembre gli abitanti avrebbero dovuto lasciare la città per andare a Parma. I prigionieri, quindi, erano di intralcio.

Così il 10 settembre 74 detenuti politici vennero prelevati a scaglioni uno dopo l’altro, portati nei dintorni, fucilati e sepolti in fosse comuni: tra loro c’erano anche 10 monaci certosini.

Il 16 di settembre, poi, le SS, fecero salire i restanti prigionieri sui camion. A loro dissero che li avrebbero trasferiti in altro carcere – da qui l’utilizzo dei camion per renderlo più credibile – e invece vennero portati sulle rive del Frigido, proprio vicino a questa chiesa oggi vandalizzata: la chiesa di San Leonardo. All’epoca c’erano tre crateri dei bombardamenti.

I nazisti fecero allineare i prigionieri sul bordo di quei crateri e, mentre loro imploravano Dio o chissà chi, li mitragliarono. Si salvarono solo tre detenuti, gli inservienti del maresciallo delle SS: l’infermiere, il cameriere e l’autista. Gli altri vennero gettati come spazzatura dentro le buche e poi coperti con la terra. Le salme furono riesumate solo nel 1947. Ed oggi i loro nomi sono incisi davanti a quella chiesa simbolo del dolore e della memoria. Memoria oggi oltraggiata.

A notare le scritte, ieri, è stato Giuseppe Ianni, dell’Anpi. E sul posto è arrivata subito anche l’onorevole Elena Cordoni, anche lei dell’Anpi. «È una delle più belle chiese che abbiamo a Massa – commenta Ianni -, è una chiesa romana splendida che tutti vorrebbero. Nelle altre città sarebbe stata sicuramente valorizzata meglio. Invece qui è completamente abbandonata. Non c’è nemmeno la luce, è lasciata in mano ai vandali. La Provincia dovrebbe prendersene cura». Cordoni sottolinea che «la Provincia aveva già preso in carico l’iter per riparare i precedenti danni, quindi chiederemo di accelerare, anche perché a breve si terrà la cerimonia per la ricorrenza. Il problema è che una zona deserta, non ci sono case: è difficile controllare».

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