Il Tirreno

L’intervista

«La mafia c’è anche qui»: il punto del prefetto di Massa Carrara sul 2022

di Chiara Sillicani
Il prefetto Guido Aprea
Il prefetto Guido Aprea

E sulle altre emergenze: il lavoro rimane al primo posto. Sulla mala movida: non ci sono reati ma sicuramente fastidi. I controlli sono continui contro lo spaccio

29 dicembre 2022
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MASSA. Pugliese, 56 anni, Guido Aprea è prefetto di Massa-Carrara dal 23 giugno e in sei mesi ha scattato una fotografia nitida del territorio, delle sue potenzialità ed emergenze. Dalle vertenze alle infiltrazioni mafiose, con un occhio puntato alla sicurezza a 360 gradi.

Dottor Aprea, siamo a fine anno. Un bilancio del 2022?

«Premetto che il mio non può che essere un bilancio semestrale perché sono prefetto di Massa-Carrara dal 23 giugno, nonostante a me sembri di essere in questo territorio da molto più tempo. Vivo questa esperienza cercando di dare il massimo e forse proprio l’intensità dell’impegno contribuisce alla sensazione di essere nella provincia apuana da un tempo più lungo. Devo dire che questi primi sei mesi sono stati intensi, è sempre positivo misurarsi con realtà nuove e diverse, il rapporto con le istituzioni e con i dipendenti della prefettura è davvero ottimo».

Parliamo dei problemi del territorio. Lei è arrivato e si è subito misurato con l’emergenza lavoro...

«Indubbiamente. Uno dei primi incontri di cui mi sono fatto promotore è stato proprio con le organizzazioni sindacali, la Confindustria e le associazioni datoriali. Io parto dal presupposto che salvare anche un solo posto di lavoro sia una vittoria perché significa consentire a qualcuno di tornare a casa e rassicurare le propria famiglia che lo stipendio arriverà ancora. Questo per dire che le vertenze sono sempre importanti, non soltanto quando riguardano centinaia di lavoratori, ma anche quando a rischiare il posto è una sola persona. Da parte mia ho cercato di esercitare il ruolo di mediatore e facilitatore che oggi è della prefettura. Il prefetto non è più prefetto della sicurezza e della sanzione, ma cerniera tra lo Stato, le istituzioni locali, le associazioni. È nel ruolo di cerniera che si ottengono i risultati, nella promozione del lavoro di squadra. Quando abbiamo lavorato insieme, coinvolgendo tutte le istituzioni locali, con un ruolo fondamentale della Regione, abbiamo ottenuto risultati. In questa provincia bellissima ho notato la tendenza ad essere divisi, a non riconoscersi in elementi comuni: Carrara, Massa, la Lunigiana. Ma la parcellizzazione non aiuta. Qui le partite si devono giocare insieme e quando lo facciamo qualcosa riusciamo ad ottenere. Penso alla protezione civile, ma anche a Sanac.

A cosa si riferisce in particolare?

«Beh, sul fronte protezione civile pensiamo a cosa è accaduto il 18 agosto, pensiamo agli studenti dell’alberghiero che avevano bisogno di una sede. Abbiamo lavorato tutti insieme, in piena sinergia e abbiamo trovato una soluzione, la compattezza ci ha aiutato».

E quando parla di risultati per Sanac, a cosa pensa in particolare?

«Beh, grazie anche all’interessamento dei parlamentari e della Regione, si è riaperta l’interlocuzione. Anche sul fronte dei crediti pregressi vantati nei confronti di Acciaierie di Italia, l’interlocuzione è aperta e ci sono margini di speranza. Inoltre ci sono due manifestazioni di interesse, non solo quella degli indiani, ma anche quella di una società del bresciano».

Prefetto Aprea, parliamo di sicurezza? Qual è il quadro nel territorio apuano?

«Ci tengo a ricordare che sul fronte sicurezza, intesa a 360 gradi, è stato sottoscritto il patto per la sicurezza urbana integrato. In termini di dati, nel 2021 e nel 2022, si è registrata in tutta Italia, quindi anche nella nostra provincia, una regressione dei reati. Regressione rispetto al 2019 e al periodo pre Covid. I dati parlano chiaro, dunque, rimane però un aspetto da non sottovalutare, quello della percezione della sicurezza, aspetto sul quale è importante incidere e in quella direzione vanno i servizi di prevenzione e di contrasto proprio alla commissione di reati, soprattutto nei luoghi di aggregazione che sono quelli più a rischio».

Proprio sul tema aggregazione, sono di questi giorni le lamentale via social dei cittadini del centro e di piazza Mercurio per la mala movida...

«Io provengo da zone in cui la mala movida è un problema vero. Qui noi riscontriamo fenomeni di esuberanza, indubbiamente ci sono comportamenti che recano fastidio, ma non ci sono reati. I nostri controlli sono continui e lo scopo è preventivo, proprio per evitare la commissione soprattutto di un tipo reato, legato alla droga e allo spaccio».

Parliamo di un altro tema: le infiltrazioni mafiose. In pochi mesi ci sono state otto interdittive antimafia (provvedimenti che limitano la capacità giuridica di società, soprattutto in relazione ai rapporti con la pubblica amministrazione). Il nostro è un territorio a rischio?

«Per le mie precedenti esperienze, conosco il fenomeno mafioso, le associazioni criminali di stampo mafioso tentano di infiltrarsi in ogni territorio con interessi economici e attività produttive. In tutto il Paese. Ciò che ho notato è però una sottovalutazione del fenomeno perché non se ne ha una percezione fisica. E questo per il fatto che non si concretizzano manifestazioni mafiose nei reati tipici come il racket o l’estorsione, né le ostentazioni mafiose come le feste con tanto di fuochi di artificio per la scarcerazione di un mafioso. Qui fortunatamente le associazioni criminali non hanno il controllo del territorio che è saldamente nella mani dello Stato, l’infiltrazione è per così dire “manualistica”, nelle società, anche di servizi, nei fantocci alla guida di quelle società, nell’economia produttiva. Noi abbiamo disvelato il quadro, abbiamo fatto otto provvedimenti interdittivi».

Parliamo del 2023: obbiettivi?

«Senza dubbio il primo obiettivo è portare a compimento l’impegno in materia di lavoro con attenzione alla materia ambientali. Sintetizzerei: lavoro, occupazione e ambiente. Poi l’obbiettivo è dare esecuzione al patto per la sicurezza, dalla sicurezza sul lavoro al decoro urbano e alla videosorveglianza. Dare esecuzione significa progetti e ricerca dei finanziamenti per realizzarli. Se lavoriamo in squadra, sono certo che i risultati non mancheranno».
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