Il Tirreno

Presunte violenze in caserma In aula parla l’ex colonnello

di Michela Nicolai
Presunte violenze in caserma In aula parla l’ex colonnello

«Sapevo dell’indagine ma non ero a conoscenza delle ipotesi di reato»

25 novembre 2022
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AULLA. «Fiorentino, secondo il comandante della stazione di Aulla, era una testa calda». Nel processo per le presunte violenze nelle caserme della Lunigiana, testimonia l’ex colonnello Valerio Liberatori, a capo del comando carabinieri di Massa Carrara tra il 2016 e il 2017 – stesso periodo in cui la Procura decise di avviare l’inchiesta, poi sfociata nelle ordinanze di custodia cautelare e nel successivo processo. Una deposizione attesa quella dell’ex ufficiale, più volte rinviata, tanto che ne era stato richiesto l’accompagnamento coatto in aula.

Liberatori – oggi in congedo e funzionario della Comunità Europea – è arrivato da Bruxelles per essere ascoltato dal collegio presieduto dalla giudice Antonella Basilone (a latere Dario Berrino e Marta Baldasseroni) . Al centro dell’interrogatorio la decisione di affiancare un pari grado più anziano al brigadiere capo Alessandro Fiorentino – principale imputato nel processo che coinvolge 28 militari dell’Arma. Una circostanza finita al centro di un’intercettazione in cui lo stesso carabiniere diceva: «Mi hanno messo una badante», facendo pensare di essere a conoscenza dell’indagine a suo carico e quindi a una fuga di notizie. Liberatori declina ogni responsabilità su quella scelta: «L’iniziativa non fu mia – spiega – ma del comandante della compagnia di Pontremoli, Saverio Cappelluti. Mi disse che il comandante della stazione di Aulla, Andrea Tellini, si lamentava di Fiorentino. Non chiesi dettagli perché mi era stato presentato come un problema di tensioni tra militari. Era un atto di ordinaria gestione del personale e non pensai ci fosse attinenza con l’attività investigativa in corso. È per questo che non riferii il fatto alla Procura».

L’ex colonnello ricostruisce anche il momento in cui venne a conoscenza dell’inchiesta: «Appena insediato, feci un giro di presentazioni e in quell’occasione la dottoressa Iacopini mi segnalò che c’era un accertamento in atto sul brigadiere capo Fiorentino e che erano emersi fatti penalmente rilevanti. Non entrò mai nel merito delle ipotesi di reato, neanche quando mi comunicò l’intenzione di disporre intercettazioni ambientali sulle auto di servizio della compagnia di Pontremoli e all’interno della stazione di Aulla. Riportai tutto al mio superiore, il comandante della legione Toscana, il generale Emanuele Saltalamacchia, che ritenne di chiamare l’allora procuratore capo Aldo Giubilaro perché quell’attività a nostro avviso era troppo invasiva». Dichiarazioni già rese e ora confermate a processo dall’ex ufficiale, inizialmente indagato per favoreggiamento, la sua posizione fu archiviata (per lui non si arrivò neanche alla richiesta di rinvio a giudizio) . Il dibattimento è aggiornato al 2 dicembre. In aula saranno sentiti altri testimoni delle difese. Ecco i nomi di tutti gli imputati: Alessandro Fiorentino, Amos Benedetti, Luigi Stasio, Giovanni Farina, Flavio Tursi, Ian Charles Edward Nobile, Luca Granata, Matteo Sais, Andrea Tellini, Marco Manetta, Emiliano Crielesi, Omar Lomonaco, Gianluca Varone, Daniele Bacchieri, Simone Del Polito, Salvatore Leoni, Massimiliano Dadà, Giovanni Maria Cocco, Francesco Rosignoli, Giuseppe Ernesto, Massimiliano Caporale, Abdellah Agoube, Massimo Del Vecchio, Paolo Bucci, Francesco D’Amato, Mauro De Pastena, Diego Gradellini, Domenico Di Fazio.


 

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