Il Tirreno

La tragedia

Morta dopo l’intervento, la famiglia: «Ci mancherà il suo sorriso»

Morta dopo l’intervento, la famiglia: «Ci mancherà il suo sorriso»

Parla la famiglia della donna di Udine. Il legale: «Non abbiamo recriminazioni contro Noa e Opa, solo con la Don Gnocchi»

25 novembre 2022
2 MINUTI DI LETTURA





MASSA. A parlare è Graziella, la figlia di Mariarosa Intilia, la donna di Udine, morta a 68 anni dopo un intervento a Cisanello e dopo essere stata trasferita al don Gnocchi, quindi al Noa e all’Opa. Graziella spiega che la madre aveva scelto di operarsi a Pisa «per la disponibilità che le aveva dimostrato il primario di cardiochirurgia» e per «l’elevato livello professionale, dovuto anche all’ampia casistica» vantata da quella struttura sanitaria.

«Su Cisanello, così come su Noa e Opa – ha affermato l’avvocato Gianmarco Romanini, legale della famiglia della donna – non abbiamo nessuna recriminazione. Le nostre lamentele si riferiscono soltanto al Don Gnocchi».

La famiglia spiega che l’intervento al cuore era riuscito e tutti, dall’ospedale di Pisa, in cui era stata operata, al Noa e all’Opa dov’era stata trasferita dopo le complicazioni sopravvenute durante la degenza al centro di riabilitazione Don Gnocchi, avevano lavorato al meglio. Eppure qualcosa non ha funzionato: Mariarosa è morta lo scorso giugno, all’età di 68 anni, nello sconcerto generale. Alla Don Gnocchi la paziente, ad una decina di giorni dal suo arrivo, aveva cominciato ad avvertire dolori a un braccio e a una spalla. Ed è sull’operato del personale sanitario che la seguì che, ora, il marito Beppino Concina e i figli Claudio e Graziella, con l’assistenza legale dell’avvocato Gianmarco Romanini, di Viareggio, chiedono sia fatta luce. Il fascicolo aperto sul caso dalla Procura di Massa per le ipotesi di reato di omicidio colposo e di responsabilità colposa per morte in ambito sanitario, al momento, vede indagate cinquanta persone, tra medici e sanitari dei presidi coinvolti. Compresi, quindi, l’ospedale “Cisanello”, in cui la paziente fu sottoposta a intervento e al quale lei stessa si era rivolta, dopo che l’anno prima era stata operata una prima volta a Udine, il Noa e l’Opa dove venne ricoverata quando il quadro clinico si era ormai aggravato.

L’inchiesta è alle battute iniziali: l’altro giorno, davanti al gip Marta Baldasserroni, si è aperta l’udienza preliminare che è stata rinviata a martedì prossimo con l’escussione dei periti del giudice.

Mariarosa per anni aveva lavorato come infermiera nel reparto di Ortopedia dell’ospedale di Tolmezzo: «Una madre, moglie e sorella straordinaria. La sua scomparsa lascia un vuoto enorme, oltre che tanta rabbia al pensiero che avrebbe potuto essere ancora qua con noi – dice con la voce spezzata dalla commozione la sorella Clara – Di lei conservano tutti uno splendido ricordo: dai colleghi, ai medici e ai pazienti. Perché – spiega – con il suo sorriso, l’empatia e la generosità sapeva rendersi speciale in ogni occasione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Primo piano
La tragedia

Pistoia, morto a 49 anni: il parcheggio e la caduta nel vuoto, cosa è successo ad Andrea Granati

di Massimo Donati