Bollette troppo care, l’imprenditrice con tre locali: «Così il lavoro è a rischio»
Cristina Bencivinni, tre locali in centro e bollette da capogiro «Ci metto la faccia, questa è una speculazione sulla pelle della gente»
CARRARA. Non riduciamo il problema a una bolletta salata, questa è una speculazione sulla pelle di intere famiglie». Cristina Bencivinni, titolare dello storico caffè Crema e di altri due esercizi commerciali nella centralissima via Roma, ha ricevuto una fattura della luce da copogiro: 3.134 euro solo per il bar nel mese di agosto.
Dietro il suo sfogo via social – «senza parole» il commento postato su Facebook – c’è l’amarezza di un’esercente che ha sempre pianificato con cura la gestione della sua attività. Bencivinni è un’imprenditrice che, in una città commercialmente difficile come la nostra, ha saputo far crescere il bar di famiglia e ha avuto il coraggio di espandersi, aprendo in poco tempo anche una creperia e un negozio di caramelle. Nel suo trascorso mai un passo falso, solo scelte ponderate, fatte uno scalino alla volta. E mentre altri hanno abbassato le saracinesche o rinunciato al personale, lei ha trasformato un’attività a conduzione familiare in una società che dà lavoro a cinque dipendenti. «Lo faccio anche per loro, mi espongo – dice – perché questi rincari mettono a rischio la mia impresa, i miei collaboratori e i miei fornitori. Qui si distruggono progetti di lavoro e di vita costruiti con anni di impegno. Non è giusto…».
La titolare del “Crema” tira fuori le bollette dello stesso mese di un anno fa: il costo della corrente per il bar era di 506 euro. Fatture alla mano, ci sono stati aumenti record anche per le altre due attività: «Così non si può andare avanti perché – spiega Bencivinni – noi commercianti abbiamo bisogno di programmare. Io pago regolarmente i fornitori e i dipendenti, mi preoccupo degli accantonamenti Tfr per non farmi trovare impreparata. Ho già fatto gli ordini per Natale e per la prossima Pasqua. Non lascio niente al caso, ma mazzate di questa portata non sono sostenibili neanche con la migliore gestione economica. Questa botta per noi è peggio del lockdown e delle restrizioni legate alla pandemia».
Il bar Crema è aperto da quarant’anni, la pasticceria Caflisch da più di centocinquanta: «Mio padre – ricorda Trudi Flutsch – entrò in società nel 1935, ma oggi la situazione sta diventando sempre più complicata. A gestire l’attività siamo rimasti solo io e mio fratello Jon. C’è poco movimento rispetto a una volta, il rincaro delle materie prime come latte, panna o farina ci mette a dura prova. E – aggiunge con un velo di preoccupazione – dobbiamo ancora ricevere l’ultima bolletta…».
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