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«La svolta? L’amore per mia figlia Valentina». Silvio Baldini racconta il suo Palermo in B

Luca Santoni
Silvio Baldini (pagina Facebook Palermo calcio)
Silvio Baldini (pagina Facebook Palermo calcio)

Carrara, il tecnico ha mostrato la foto della figlia disabile ai calciatori in un momento cruciale

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CARRARA. Anche nel momento del trionfo con il suo Palermo il pensiero è andato alla Carrarese e a quella semifinale di Bari persa al 119’. Con i rosanero Silvio Baldini ha compiuto un capolavoro. Pochi scommettevano sul Palermo, eppure il tecnico in pochi mesi è riuscito a trasformare in gruppo vincente una squadra che fino allo scorso dicembre sembrava in avaria. Nella vittoria ai playoff contro il Padova, Baldini ha portatoanche un pizzico della sua Carrarese, insieme a Valente e Damiani, come ha raccontato lo stesso tecnico nel post-partita: «Valente e io con la Carrarese siamo arrivati a un passo dalla finale. Ai calci di rigore avremmo vinto noi, perché lo meritavamo. È stato un gol inspiegabile. Sia a lui che a Damiani ho detto: “Allora non eravamo pronti a questo regalo, ora godiamocelo”. Abbiamo ripensato insieme a quel momento».

Nei giorni scorsi, intervistato dai microfoni Rai, Baldini ha raccontato le sue emozioni: «Sapevo che con la chiamata di Castagnini del 23 dicembre il destino mi stava dando l’opportunità di riprendermi ciò che mi era stato tolto 18 anni prima. Ero talmente convinto che ho vissuto i playoff in totale serenità. Non ho mai provato angoscia neanche quando avevamo subito il secondo gol contro l’Entella. Non ho mai pensato che le cose sarebbero andate male, perché avevo visto la condizione della squadra. Nelle ultime 12 partite ne avevamo vinte 10 e pareggiate 2. Questa squadra ha fatto qualcosa di incredibile e che va al di là del risultato tecnico. La squadra aveva capito cosa significa allenarsi, mettendo per prima cosa in campo le emozioni e poi il lavoro. Il nostro lavoro doveva sempre essere accompagnato dalle emozioni, altrimenti l’allenamento non serviva. Quando ti rendi conto che la squadra capisce questo, sai di avere a che fare con degli eroi, non con dei giocatori normali».

Baldini ha parlato della svolta della sua squadra: «A un certo punto mi ero molto arrabbiato perché avevamo fatto partite non belle, pareggiando contro Andria, Potenza e Paganese. Lì la squadra mi aveva deluso, perché avevo dato l’opportunità a chi giocava meno di avere più spazio, ma proprio questi giocatori non avevano colto il momento. Io non avevo chiesto rinforzi. Volevo andare avanti con quel gruppo, che fino a quel momento era considerato non all’altezza. Io avevo spiegato loro che li vedevo come mia figlia disabile. Io la guardo con gli occhi dell’amore e in lei vedo un angelo, un dono. Allo stesso modo io non volevo nessuno perché per me questi giocatori erano tutti come la mia Valentina. Pensando a lei ho trovato una forza indescrivibile. Questo angelo ha aiutato i miei calciatori a trovare la strada, per ricercare loro stessi sul campo. Alla fine mi sono ritrovato in un film, nel quale ero lo spettatore, non l’attore.

Il futuro? Il calcio è veicolo di espressione e di vita. Quando alleno mi sento più vivo, anche quando le cose non vanno bene, però, se tutto quello che faccio, arriva solo a degli ipocriti, mi sta bene anche stare a casa e non allenare. L’importante è che non mi arrenderò mai nella mia battaglia. Il calcio non è solo tattica e moduli, ma è anche espressione di te stesso, come tanti altri mestieri. Quando esprimi te stesso, esprimi sempre un amore, qualcosa che gli altri devono rispettare. Il mio impegno sarà una goccia nell’oceano, ma posso aiutare le persona a migliorarsi». Il tecnico ha parlato dei 150mila tifosi che hanno seguito la squadra durante i playoff: «Il record di presenze del Barbera apparteneva a Palermo-Juventus ed è stato battuto da Palermo-Feralpisalò. Questo vuol dire che nella realtà c’è qualcosa che va oltre. Il messaggio che ho portato a quella città viene direttamente dal Monte Pellegrino, dalla loro patrona. Io ho portato il messaggio di Santa Rosalia. Ad aver portato tanti palermitani allo stadio era il loro cuore pieno d’amore per la loro patrona e io ero un veicolo».

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