Badje, dalla fuga dall’Africa al gol che salva la Lucchese
Nel 2017 lo sbarco ad Alcamo su una carretta del mare
LUCCA. Dalla fuga dall’Africa con un’imbarcazione di fortuna, dopo essere stato torturato in un centro di detenzione libico, all’approdo in Italia in cerca di una vita dignitosa sino alla scoperta di poter avere un futuro nel calcio. In quella corsa liberatoria verso la gradinata dopo il gol che ha consentito alla Lucchese di mantenere la serie C c’è tutta l’essenza di Ismaila Badje, nato il 24 gennaio 2000 a Tallinding (Gambia) e arrivato nel 2017 con un carretta del mare sino al centro di accoglienza nella marina di Alcamo, sulle coste trapanesi. Quella dell’attaccante rossonero (due gol all’attivo con la possibilità sotto l’aspetto federale, in caso di iscrizione della Lucchese in Lega Pro, di diventerà un calciatore di proprietà del club) è una storia di sofferenza e riscatto che parte da lontano. E se oggi è diventato un personaggio da copertura almeno a Lucca lo deve moltissimo a due persone: Patrice Penda, talent scout camerunense che per 25 anni ha vissuto a Roma e che per lui è stato come un secondo padre (è scomparso per una leucemia fulminante un anno e mezzo fa) e il suo procuratore, l’avvocato partenopeo Christian Bosco, diventato un fratello maggiore che non lo ha mai abbandonato soprattutto nei momenti più difficili.
La prima telefonata
E al triplice fischio appena sceso negli spogliatoi la prima telefonata Badja l’ha fatta al suo “angelo custode”: «Era euforico, ma l’ho subito redarguito. – dice l’avvocato Bosco – Perché dopo il gol se ne è divorato uno grande come una casa». Badje che parla bene l’italiano e si esprime con un idioma tra il romanesco e il campano ha convenuto con il suo procuratore: “Mannaggia, lo so ho sbagliato dovevo tirare di sinistro, mannaggia a me”.
Sigaretta spenta in viso
La fuga dal Gambia, un paese in cui vige una dittatura che ha portato a repressioni e violazioni dei diritti umani, lo ha condotto sino a un centro di detenzione in Libia dove ha subito angherie e ha assistito ad atrocità di ogni tipo ed è stato pure torturato: «Porta sulla pelle i segni di quel periodo terribile quando i suoi aguzzini sono arrivati a spegnerli sul viso mozziconi di sigaretta accesi» racconta il legale che lo ha sempre aiutato.
La Vis Perconti a Roma
Badje in Africa non è mai stato tesserato. Giocava tornei giovanili su campi sterrati senza compiti e ruoli precisi. Dall’agosto 2018 ha ottenuto un permesso di soggiorno per motivi umanitari e nel 2019 ha effettuato il primo tesseramento sportivo della sua vita alla Figc con Vigor Perconti di Roma acquisendo lo status federale dicalciatore mai tesserato presso Federazione estera che lo equipara in diritto ed in fatto ai tesserati italiani: «Proprio in quella società di settore giovanile molto vicino al sociale e all’integrazione degli extracomunitari con permesso di soggiorno mi venne segnalato da Penda. All’epoca giocava terzino. Poi quando l’ho preso in procura nella sua prima esperienza nel 2021 al Savoia in D (il diesse era Musa che ieri era in tribuna al Porta Elisa in quanto uomo-mercato al Sestri Levante) ha fatto il centrocampista ma a Brindisi nel 2022 il tecnico Cuono Di Costanzo ha intuito le sue potenzialità e lo ha messo al centro del progetto schierandolo come prima punta. Il ragazzo lo ha ripagato realizzando 9 reti in 25 partite. A quel punto si sono aperte per lui le porte del professionismo. Ma prima di poter arrivare alla Cavese ha dovuto giocare un’altra stagione in D con il Sorrento».
La famiglia e le spese
Con l’incontro con Bosco, Badje si trasferisce a Napoli appoggiandosi prima a casa di un suo amico gambiano. Ma da alcuni mesi ha cambiato residenza ospite della compagna Giorgia che le ha regalato la piccola Amina: «Adesso – conclude l’avvocato Bosco – è maturato molto ed è pronto per giocare a certi livelli. Da quando è arrivato a Lucca è andato avanti con i soldi percepiti sino a gennaio dalla Cavese e con gli aiuti degli amici e delle persone che gli vogliono bene. Si integrato molto bene nel contesto sociale lucchese. Sarebbe un peccato se dopo questa splendida salvezza la squadra non potesse iscriversi al campionato di C». l
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