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Lucca, errore dopo l'operazione alla vescica: muore e la famiglia sarà risarcita con 700mila euro

di Pietro Barghigiani
Lucca, errore dopo l'operazione alla vescica: muore e la famiglia sarà risarcita con 700mila euro

L’intervento era riuscito, ma dopo il paziente non fu seguito con diligenza

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LUCCA. L’intervento per rimuovere un carcinoma alla vescica si era concluso senza problemi. Quello che era mancato in ospedale era l’assistenza post operatoria che aveva portato a un’infezione fatale. Una negligenza accertata dalle perizie disposte dal Tribunale e che aveva concluso sulla responsabilità della struttura nella morte di un 71enne nell’agosto 2012.

Dopo una condanna in primo grado a risarcire con oltre un milione di euro moglie, tre figli e due sorelle, l’Asl ha impugnato la sentenza in appello riuscendo a strappare uno “sconto”. Il conto definito dai giudici fiorentini scende a 700mila euro.

Non era in discussione il nesso di causalità tra malpratica sanitaria e decesso. Quello che è stato al centro del procedimento ha riguardato l’aspettativa di vita del paziente, alle prese con altre patologie. Quanto successo nel reparto di Urologia nell’estate di 13 anni fa di fatto anticipò una morte che, statistiche e cartelle cliniche alla mano sulla salute del pensionato, sarebbe stata ipotizzato nel giro di 5 anni. È stato riformulato il danno da perdita del rapporto parentale in favore dei ricorrenti.

Ricoverato il 5 agosto e operato il giorno dopo, il paziente morì il 27 dello stesso mese.

Le altre neoplasie di cui era affatto il 71enne non hanno influito nel decesso, ma hanno inciso sul calcolo del risarcimento. L’aspettativa di vita non era quella stimata in almeno otto anni per una persona in salute. Lo hanno chiarito i consulenti nominati dal giudice in primo grado.

«Se il decesso è stato determinato dalla condotta illecita per cui è causa ed in specie dalla non corretta gestione, a partire dal 16 agosto 2012, del decorso post operatorio – ancora la sentenza – . Tuttavia le comorbilità (altre malattie, ndr) gravi ed il quadro patologico del defunto rilevano sul piano della determinazione del quantum di risarcimento del danno. Infatti, trattasi di fatto illecito che ha determinato una perdita anticipata della vita del paziente e del correlato rapporto parentale, a fronte di un quadro patologico che, come riscontrato dal collegio peritale, avrebbe comunque condotto alla morte del paziente, sebbene in data successiva all’evento». Di qui la riduzione del risarcimento da oltre un milione a 700mila euro.

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