Lucca, professore in pensione: «Malore dopo la cena, così mi hanno salvato la vita»
Il racconto: «Diagnosi e intervento tempestivi, con quel dolore al petto pensavo di morire»
CAPANNORI. «Conta tanto il fattore C, ma anche le persone che hai accanto».
Non difetta di ironia il professor Renzo Buchignani, storico insegnante in pensione di educazione fisica alla media “Lorenzo Nottolini” di Lammari. La sua vita è stata appesa a un filo dopo un malore a livello cardiaco che lo aveva colpito di sera in Garfagnana. La fortuna di avere come amico e compagno conviviale un medico e la rapidità di una sequenza impeccabile tra diagnosi e intervento, consentono al docente a riposo di raccontare dalla sua casa di Capannori una disavventura a lieto fine. Una testimonianza, la sua, come contributo alla buona sanità, quella fatta di persone capaci e sistemi che funzionano come congegni a orologeria.
L’antefatto è una cena in Garfagnana con alcuni amici.
«Dopo andiamo vedere le stelle al Sacrario dei caduti, sopra Cerretoli, in compagnia di Paolo, un soccorritore, e Rino un medico di famiglia in pensione – racconta Buchignani – . Appena arrivati avverto un forte dolore toracico tipico dell’infarto. Ci avviamo verso l’ospedale di Castelnuovo, ma per strada Rino dà l’allarme al 112. Veniamo invitati a fermarci in luogo idoneo per il rendez-vous con l’ambulanza».
L’intuito del dottore e la velocità dell’ambulanza medicalizzata dell’ospedale di Castelnuovo, arrivata in 5 minuti, impostano la storia su una buona strada.
«Eravamo sopra Mont’Alfonso – riprende il professore – in uno slargo dove sono arrivati i sanitari. La dottoressa Sarti, informata dall’amico Rino, dopo avermi monitorato ha inviato i tracciati in emodinamica all’ospedale di Lucca. Vista la gravità del caso, vengo immediatamente inviato al San Luca in codice rosso. Dopo 45 minuti, grazie alla perizia dell’equipaggio della Misericordia di Castelnuovo, sono in emodinamica. A due ore dall’evento che poteva essere fatale. Appena arrivato mi ha accolto l’équipe già pronta per l’intervento di angioplastica. Non ho mai perso conoscenza e per tutto il tempo sull’ambulanza sono stato monitorato con il personale pronto a intervenire in caso di arresto cardiaco».
Buchignani ha lasciato il San Luca dopo sei giorni di degenza in subintensiva, «curato con estrema attenzione dall’équipe medico-infermieristica, ho passato due giorni in reparto multispecialistico ed ora sono a casa, coccolato da parenti e amici, a riprendere a vivere». Riflessione finale dopo aver provato cosa significa ricevere le cure in tempi e nei modi giusti: «È doveroso il ringraziamento e la riconoscenza a tutti coloro che hanno contribuito alla mia salvezza. La vita delle persone non ha colore né appartenenza politica o religiosa».