Lucca, l’ultimo compleanno dello storico chiosco di Piero: rabbia, amarezza e politici assenti
Via l’insegna, poi inizieranno i lavori di demolizione. I titolari: «Spostare un’attività come la nostra in un fondo non avrebbe molto senso»
LUCCA. È stato l’ultimo compleanno quello festeggiato ieri sera, sabato 30 agosto, al chiosco di Piero, fuori porta Santa Maria. Aperta nel 1955, l’attività che per settant’anni ha sfornato bomboloni a generazioni di lucchesi chiude definitivamente i battenti, per questioni burocratiche e regolamentari che la politica non è stata capace di sbrogliare nel corso degli ultimi sette anni, come abbiamo raccontato in questi giorni sulle pagine del Tirreno.
«Domani toglieremo l’insegna e poi inizieremo i lavori di demolizione», spiegano Luca, Luana e Sonia Pepi, che insieme al padre Eugenio hanno portato avanti il chiosco aperto negli anni Cinquanta dal nonno materno, Piero. In tanti hanno risposto all’appello lanciato da Luca per partecipare a un’ultima rimpatriata davanti al chioschetto: un momento per salutarsi, stringersi in un abbraccio collettivo e scattare l’ultima foto ricordo.
«Perché il chiosco di Piero – ricordano i Pepi con amarezza – è stato sì un’attività a conduzione familiare, ma anche un pezzo di storia di Lucca e dei lucchesi». Abbracci, ringraziamenti, aneddoti si sono mescolati in un clima amarcord, dove non sono mancati i commenti più critici. Tra i presenti, infatti, qualcuno ha sottolineato l’assenza degli amministratori pubblici. «Destra e sinistra si rimpallano le responsabilità, ma a nostro avviso sono entrambe colpevoli – dicono i Pepi –. La vecchia amministrazione ha avviato la decisione e quella attuale l’ha confermata. I tecnici e i funzionari sono stati disponibilissimi, ma è mancato il coordinamento politico. C’è tristezza e tanta rabbia, anche se in questi giorni ci ha fatto piacere vedere l’affetto e l’attaccamento della gente. Si parla spesso di preservare l’identità di Lucca, ma in questo caso la gestione del patrimonio storico e culturale della città, di cui crediamo di aver fatto parte, è stata deficitaria e ci ha condotto a questa conclusione».
Al momento soluzioni non se ne vedono: «Spostare un’attività come la nostra in un fondo sarebbe un’altra cosa – spiegano – e non avrebbe molto senso. Oltretutto non c’è alcuna possibilità concreta all’orizzonte. Io e mia sorella abbiamo già i nostri lavori, i nostri genitori sono in pensione. Abbiamo resistito tutti questi anni perché consideravamo il chiosco parte di una storia che non era solo nostra, ma a questo punto non possiamo più andare avanti».
Domani è un altro giorno, ma non per il chiosco di Piero. «Dalla prossima settimana inizieremo a smontare – concludono – la demolizione è a nostro carico».
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