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Lucca, la bottega-ferramenta con 135 anni di storia più forte delle grandi catene: «Il segreto? Onestà e passione»

di Rossella Lucchesi

	Mauro Donati, storico titolare
Mauro Donati, storico titolare

Un’avventura imprenditoriale che è anche un romanzo e il segno tangibile di una Lucca che resiste. Il racconto

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LUCCA. Quando, nel lontano 1890, la ferramenta Menesini apre i battenti a Lucca al civico 66 di via Castruccio Castracani, in Italia regna Umberto I e alla guida del governo nazionale c’è Francesco Crispi. In quell’anno viene introdotta le festa del Primo Maggio e Pietro Mascagni debutta al teatro Costanzi di Roma con la Cavalleria Rusticana, mentre il 32enne Giacomo Puccini sta componendo l’opera Manon Lescaut che gli spalancherà le porte del successo.

Sono passati 135 anni e quel negozio a pochi passi da Porta Elisa è ancora là.

Con gli stessi pavimenti di mattonelle del Tessieri oggi un po’ ammaccati, il bancone e i contenitori di legno per le minuterie in bella vista sui ripiani. Anche il piccolo ufficio nel retrobottega è lo stesso di allora, con gli arredi e il divanetto di stoffa usurati dal tempo e documenti e foto d’epoca ingialliti alle pareti. Testimonianze di un’attività inossidabile oggi diretta da Guido Donati e Basilio Massagli che, nonostante abbiano raggiunto l’età della pensione, non intendono abbassare la saracinesca.

«Qui è trascorsa la nostra vita – affermano – fatta di sacrifici, ma anche di soddisfazioni per un lavoro che continua ad appassionarci. Anche se col tempo è molto cambiato, perché la tecnologia ha cambiato il sistema. Una volta c’era un viavai di falegnami, fabbri e antiquari perché tutto si faceva a mano, mentre adesso lavoriamo prevalentemente con privati “fai da te” e piccoli artigiani che continuano a dare fiducia a un’attività “vecchio stampo” fedele ai principi di onestà, pazienza, educazione e dedizione al lavoro, sempre pronta a dare consigli alla clientela».

Sono gli attuali titolari a raccontare la storia dell’esercizio commerciale fondato nel 1890 da Nicolao Menesini con la moglie Antonia Lombardi. «Parte come forno e spaccio di generi alimentari – spiegano – cui si aggiungerà la vendita di articoli per la lavorazione di legno e ferro, vernici e prodotti di carpenteria. Un tempo era così. Nei negozi si trovava un po’ di tutto». Intorno al 1920 l’attività passa nelle mani di Dina, una dei cinque figli di Menesini che successivamente cede il testimone al fratello Guido, il quale incrementerà l’offerta inserendo la vendita di materiale elettrico, piccoli elettrodomestici e attrezzi agricoli.

Intraprendente, ambizioso e con il senso degli affari, Guido è tra i fondatori, nel 1905, della Lucchese Calcio, ma è anche un benefattore impegnato in opere di beneficienza come la Befana per i bambini del rifugio Carlo del Prete e tra gli organizzatori del Carnevale di viale Castracani.

Il lavoro aumenta e dietro il banco una sola persona non basta. Viene assunto Mario Donati, 15 anni, imparentato con Lelio, fratello di Guido, ma siamo nel 1940 ed è richiamato al fronte. Tornerà dopo la fine della guerra per riprendere il suo posto. È come un figlio per i Menesini. Mangia spesso in casa loro, allo stesso tavolo, non con le tre donne di servizio e sovente resta anche a dormire in una camera tutta sua nel palazzo che si affaccia su porta Elisa, all’epoca interamente di proprietà della famiglia, occupandosi anche della cura dell’orto dietro la bottega che oggi è un parcheggio. Gode della massima fiducia del cav. Menesini che gli affida l’incarico di trovare un altro giovane da inserire in negozio. Allora si usava interpellare il parroco per avere consigli e quello di San Cassiano a Vico indica un certo Basilio Massagli, suo chierichetto – bravissimo ragazzo, assicura – ma aveva solo undici anni e non poteva essere assunto regolarmente. Viene comunque preso in prova e nel ’57 al compimento dei 14 anni inizia a lavorare, forte dell’esperienza acquisita in tre anni di gavetta. «Ero molto affezionato a Menesini – dice Basilio – e l’avrei voluto come testimone di nozze con Annamaria nel settembre 1970, ma non stava bene (si spegnerà il 31 dicembre, ndr) e fu Guido Donati, il mio socio attuale, figlio di Mario, a sostituirlo». Questi entra a far parte della squadra a fine anni Settanta.

«Durante le vacanze estive – racconta riavvolgendo il nastro dei ricordi – mio padre mi portava in bottega per togliermi dalla strada. Gli sono grato per avermi insegnato un mestiere che mi ha permesso di costruirmi un futuro con mia moglie Maria Grazia, impiegata in prefettura oggi a riposo. Babbo era talmente attaccato al lavoro che ha continuato a venire in bottega fino a poco prima della sua scomparsa, nel 2023 a 99 anni compiuti. È stato la locomotiva di questa attività, insignito anche di medaglia d’oro come Maestro del Commercio. Aveva le mani d’oro, sapeva fare di tutto e riparava qualsiasi oggetto. Mi ha insegnato l’onestà, l’educazione e il rispetto per il prossimo che spero di aver trasmesso alle mie figlie, Claudia, Giulia e Maria tutte impiegate nella sanità».

Come lo è Silvia, figlia di Basilio, nutrizionista. Nessuna di loro proseguirà il lavoro dei padri, i quali sperano che quando sarà il momento di appendere al chiodo, bulloni, rondelle, lucchetti e cacciaviti, qualche giovane volenteroso possa farsi avanti per dare seguito all’attività della ferramenta più antica di Lucca. 

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