Lucca, “L’Imbuto” di Cristiano Tomei saluta palazzo Pfanner: il ristorante cambia location e va in campagna
Lo chef: «Un’esperienza bellissima ma era il momento di cambiare, questa è la nostra maison»
LUCCA. Chiude e riapre. Cristiano Tomei, chef dell’Imbuto, cambia location e saluta il centro di Lucca: lascia l’elegante limonaia di palazzo Pfanner e porta il suo ristorante a Vigna Ilaria, nella placida campagna sulla via per Pieve Santo Stefano, dove fino al gennaio 2024 era attivo il ristorante “Pesce Briaco”. Una scelta che il vulcanico cuoco di origine viareggina, celebre per la bistecca primitiva, e i suoi tanto amati “erbi” spiega così: «È una decisione dettata da tante ragioni, tra il cui il mio forte legame con la campagna – racconta Tomei –. Ricordo che ho già un’azienda agricola a Mutigliano, di conseguenza considero questo passaggio come un finale già scritto».
L’Imbuto si era trasferito nella limonaia di palazzo Pfanner nel 2019, dopo che in precedenza aveva messo a tavola i suoi clienti tra le opere del Lu.C.C.A, il Lucca Center of Contemporary Art, che era ospitato a palazzo Bocella. Nel 2014 aveva ricevuto una stella Michelin, conservata per cinque anni. Ora, si apre un nuovo capitolo. Certo è che il centro di Lucca perde una delle sue punte di diamante per quel che riguarda la cucina di qualità, cosa di non poco conto in un momento in cui di ristoranti ce ne sono anche troppi, ma di certo non tutti di pregio.
«L’esperienza a palazzo Pfanner è stata meravigliosa – aggiunge Tomei –. Ringrazio la famiglia per la disponibilità e lo spirito di collaborazione che ci ha sempre dimostrato. Era il momento di cambiare, per me ma forse anche per la mia clientela. Viviamo tempi difficili, in cui incombe lo spettro di una guerra globale, e credo che andare al ristorante oggi sia uno sfizio. Ma deve essere uno sfizio che ti fa star bene e penso che questo sia il posto adatto. Ci ispiriamo alle “maison” francesi (in futuro saranno aperte anche le camere ai piani superiori, ndr), questo è un rifugio in cui sentirsi a casa. A me piace molto – prosegue Tomei – credo che sia un luogo incantevole e pieno di umanità, che ci riporta a una dimensione paesana». Più che di un nuovo inizio si può quindi parlare di una naturale continuazione del viaggio dell’Imbuto, che già da qualche giorno ospita i suoi clienti in due belle sale dal sapore rustico ma con dettagli di design contemporaneo, un caminetto per le giornate più fredde, e un giardino curato per le serate fresche.
«Avevo bisogno di questi spazi – conclude Tomei –, il tempo dirà se ho avuto ragione o torto. In ogni caso, non siamo poi così lontani dal centro: bastano 10 minuti per arrivare. L’altro giorno è venuto un cliente straniero che ha mi raccontato di aver fatto prima a venire qui che a palazzo Pfanner». Un ritorno alla natura, dunque, che ben si sposa con i pezzi di manzo scaldati sulla corteccia di pino e mangiati con le mani. Perché anche qui l’Imbuto resterà se stesso, senza cambiare la filosofia che lo ha reso celebre.
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