Il Tirreno

Il caso

Lucca, prova le moto in vendita e poi sparisce. Il 55enne: «Ma non sono un ladro, vi spiego perché lo faccio»

di Silvia Barsotti

	Una delle fughe del 55enne
Una delle fughe del 55enne

L’uomo braccato dalla “Iena” Agresti dopo le denunce dei proprietari

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LUCCA. Negli ultimi anni, Lucca è diventata il palcoscenico delle imprese di un supereroe più vicino a una parodia che a una favola: il Robin Hood dei centauri. Un personaggio più spartano dell’originale, privo di mantello, stivali e calzamaglia, ben distante dall’eroe leggendario che tutti conosciamo.

C’è, però, una differenza sostanziale che lo separa irrimediabilmente dal fuorilegge della tradizione medievale: se il Robin Hood originale rubava ai ricchi per aiutare i poveri, quello contemporaneo deruba chiunque per arricchire sé stesso. Più che un eroe, un furbetto di provincia, anzi un vero e proprio cleptomane di moto, e, a dirla tutta, neanche troppo povero dati i 2200 km fatti in 20 giorni. Da dieci anni il ladro seriale di moto colpisce nelle città toscane. Il metodo è sempre lo stesso: individua i veicoli in vendita tramite annunci riportati sui social, sceglie quelli che più gli piacciono, si accorda per un incontro con i proprietari, chiede di provarli e poi, con assoluta nonchalance, scappa via. Chi gli ha fatto un favore resta così a bocca aperta e senza moto.

Andrea Agresti, inviato delle Iene, ha parlato con tre delle vittime: prima Lorenzo, poi Giovanni e infine Francesco. Tutti e tre colpiti nello stesso modo, e a ognuno di loro Robin Hood ha lasciato soltanto la moto dello sfortunato arrivato prima. Insomma, un baratto in pieno stile medievale, peccato che qui non ci fosse alcun consenso.

Agresti, contattato da una delle vittime, ha seguito per mesi il finto eroe, grazie anche all’aiuto dell’investigatore privato Renato Bianchi di Lucca, riuscendo infine a adescarlo e incontrarlo. Non è stato semplice: un appostamento di due giorni davanti alla casa della compagna di Robin Hood si era concluso senza risultati. Poi, il colpo di scena: l’Harley Davidson di Francesco, l’ultima vittima, è stata ritrovata abbandonata in un parcheggio. Del centauro, però, ancora nessuna traccia, né a casa né al telefono. Fino a quando è stato proprio lui a farsi vivo, seccato per essere diventato oggetto di tanta attenzione.

Il servizio è andato in onda martedì sera su Italia 1. Alla domanda sul perché lo faccia, l’uomo ha risposto: «Ho una passione irrefrenabile per le moto e non me le posso permettere. È un po’come una malattia. Sto cercando di capirlo e di curarmi. Ho 55 anni, non ho più voglia di nascondermi o scappare». Eppure, curiosamente, lui è convinto di non essere un ladro. «Ma io le restituisco», si giustifica nello studio dell’avvocato Marco Treggi.

E in effetti, dopo essersene stancato — forse anche per un vago senso di colpa — o trovato un modello più appetibile per ripetere l’inganno, le moto riappaiono. Ma non tornano mai al legittimo proprietario: di solito vengono lasciate alla nuova vittima di turno. E come se non bastasse, anche in condizioni peggiori rispetto al momento del furto: niente casco — che nel frattempo viene venduto — e qualche pezzo fuori posto o ammaccamento in più, probabilmente danneggiato alla ricerca di un Gps. Il bilancio? Oltre 8. 000 euro di danni, considerando tutti i colpi messi a segno. Passione irrefrenabile, malattia o cleptomania: chiamatela come volete.

Ma Robin Hood ha promesso di interrompere questo circolo vizioso, che gli sta costando anche un po’più del previsto.

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