Mario Cipollini batte il pm allo sprint: assolto dall'accusa di calunnia a Fanini
Lucca, l’accusa aveva chiesto due anni di reclusione e un maxi risarcimento
LUCCA. Assolto perché il fatto non costituisce reato. Per il giudice Peter Michaeler del tribunale di Verona, Mario Cipollini, 58 anni, il Re Leone del ciclismo mondiale, imputato di calunnia nei confronti di Ivano Fanini, agli esordi della carriera suo patron, per averlo accusato di una tentata estorsione è completamente estraneo all’addebito. Il tutto nonostante il pm Bertini avesse chiesto una condanna a due anni di reclusione.
La sentenza è stata emessa lunedì mattina, 28 aprile, e comunque ad agosto sarebbe arrivata la prescrizione. L’ex campione iridato e plurivincitore di tappe al Giro d’Italia aveva querelato l’ex patron di Amore & Vita, gloriosa formazione del ciclismo professionistico, in procura a Verona il 9 marzo 2017, sostenendo che Fanini lo avrebbe minacciato di diffondere notizie inedite sull’utilizzo di sostanze dopanti durante la sua attività agonistica, per ottenere il pagamento dovuto in base a una sentenza del giudice civile di Lucca su contratti di sponsorizzazione non rispettati. La denuncia veronese del ciclista era stata archiviata nel luglio 2018, e Fanini aveva a sua volta denunciato Cipollini per calunnia.
Il legale di parte civile aveva chiesto un risarcimento danni di 70mila euro, con una provvisionale di 30.000 euro. L’avvocato Giuseppe Napoleone del foro di Latina, storico difensore di Cipollini, ha chiesto e ottenuto l’assoluzione del campione delle due ruote. E nel corso dell’istruttoria dibattimentale avrebbe dimostrato l’infondatezza delle accuse e la mancata volontà dell’ex corridore di voler incolpare Fanini di tentata estorsione. L’obiettivo di Cipollini era quello di segnalare una serie di fatti affidati alla valutazione della magistratura. Fu il pm della procura di Verona a rilevare nella denuncia dell’asso delle due ruote parecchie omissioni a partire dal mancato inserimento della sentenza del giudice civile che lo condannava al pagamento di 36. 000 euro. «Si tratta – dice l’avvocato Napoleone – di un’assoluzione con formula piena che dimostra l’infondatezza delle accuse mosse nei confronti del mio assistito».