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Lucca, Palmeri resta sotto inchiesta per l’accusa di diffamazione a Bianucci

di Pietro Barghigiani

	Il consigliere comunale Daniele Bianucci parte offesa nel procedimento in cui è indagato Andrea Palmeri per diffamazione
Il consigliere comunale Daniele Bianucci parte offesa nel procedimento in cui è indagato Andrea Palmeri per diffamazione

Respinta la richiesta di archiviazione, il post ritenuto offensivo al centro del procedimento penale

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LUCCA. Lo aveva querelato per un post su Facebook ritenuto diffamatorio. Daniele Bianucci contro Andrea Palmeri. A distanza di oltre sei mesi la denuncia per diffamazione non va in archivio come aveva chiesto la Procura. Il gip Alessandro Trinci, accogliendo l’opposizione presentata dall’esponente della minoranza, ha respinto la richiesta di chiudere il caso disponendo nuove indagini per risalire al reale titolare del profilo Facebook che appare nello screenshot agli atti del procedimento. Il nome e la foto sono quelli di Andrea Palmeri, formalmente irreperibile, ma questo non basta per attribuire la responsabilità all’ex capo ultras rossonero di quello che viene scritto nei vari post.

Era il tempo delle polemiche, ricorrenti fuori e dentro il consiglio comunale, sui legami della giunta con l’estrema destra lucchese che per i detrattori di Pardini non è mai venuta meno.

A fare da detonatore era stata nel giugno 2024 la partecipazione dell’assessore allo Sport Fabio Barsanti a un’iniziativa per la Lucchese al Centro Vignini al Porta Elisa a cui aveva partecipato da remoto anche Palmeri, 45 anni, condannato a cinque anni in via definitiva con l’accusa di aver reclutato e istruito decine di persone per farle combattere a fianco delle milizie filorusse nella regione del Donbass. Un amministratore a un evento con un latitante era stata la premessa che aveva portato il consigliere di opposizione Bianucci a presentare un’interrogazione a Mario Pardini. Veniva chiesto se il sindaco fosse stato informato o avesse saputo a posteriori della presenza di Barsanti al collegamento e quale fosse la sua opinione a livello di opportunità che un suo assessore fosse stato presente a un incontro, anche se in videoconferenza, con un latitante. Seguì una bagarre in consiglio e un post sulla pagina Facebook di una testata online con il quale una persona con profilo a nome Andrea Palmeri aveva scritto: «Caro Bianucci, io la Lucchese la vado a vedere da quando ho 10 anni. Tu oltre a rifare Pisa pensavi solo a dilatare. ..» Un riferimento considerato non solo volgare ma anche diffamatorio che portò l’esponente dell’opposizione a querelare Palmeri.Il punto da chiarire per il gip è se davvero quel profilo Facebook appartiene a Palmeri e se può essere imputato a lui quello che viene scritto sul social. Di qui il no all’archiviazione e l’indicazione di nuovi accertamenti.

Quella contro il lucchese da anni nel Donbass, ben prima della guerra in Ucraina, non è l’unica querela nella vicenda innescata dall’iniziativa del primo giugno 2024. La risposta di Pardini all’interrogazione non venne ritenuta esaustiva Bianucci. Anzi, l’esatto contrario. Al punto da fargli dire in aula: «Il sindaco ha risposto come avrebbe risposto un sindaco di un Comune in odore di mafia» per denunciare la mancata presa di distanze dall’assessore Barsanti. Dichiarazione che fece saltare i nervi al sempre pacato Pardini, finito nel mirino anche di “Lucca è un grande Noi”. Dopo alcuni giorni il sindaco decise di denunciare consigliere e gruppo consiliare con una richiesta danni a carico di Bianucci di oltre 100mila euro.l

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