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Morta a 16 anni a Lucca, il padre di Sara: «Gli ultimi giorni di mia figlia circondata da tanto amore»

di Pietro Barghigiani
La folla al funerale della 16enne e Sara Lena
La folla al funerale della 16enne e Sara Lena

Il papà della giovane scomparsa per malattia: «In ospedale ci siamo sentiti come in famiglia»

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LUCCA. «Non era un ospedale, sembrava di stare in famiglia: le avevano anche fatto l’albero di Natale». Antonio Lena è il papà di Sara, la 16enne studentessa del liceo Passaglia, giocatrice di pallavolo della Pantera Volley Lucca, morta per una malattia che l’aveva azzannata per mesi fino a spegnere ogni speranza.

L’ultimo saluto

L’affetto mostrato direttamente alla famiglia di Sant’Ilario di Brancoli e quello sentito non solo il giorno del funerale con centinaia di amici e conoscenti schierati anche fuori dalla chiesa, spingono Antonio e i suoi familiari, la moglie Francesca e i due figli Maicol e Daniele, a ringraziare chi è stato accanto ai Lena in una tragedia che toglie il respiro. Titolare dell’Antica Norcineria di Vinchiana, Antonio Lena ricorda i volti del personale medico e infermieristico, ma soprattutto i gesti, non scontati, di chi è stato fino all’ultimo al fianco di sua figlia.

I ringraziamenti

«Vogliamo ringraziare i reparti dove Sara è stata ricoverata – afferma – tra Santa Chiara e Cisanello a Pisa. Oncoematologia pediatrica, poi per 40 giorni in terapia sub intensiva, il periodo più brutto, e ancora il centro grandi ustionati di Cisanello e il centro trasfusionale. Sara era stata colpita da mielodisplasia midollare, una malattia rarissima che di solito riguarda le persone in avanti con gli anni. Se tutto fosse andato come doveva andare nel giro di sei, sette mesi dal trapianto di midollo osseo sarebbe tornata a una vita normale. E, invece, c’è stato il rigetto dei globuli bianchi che l’hanno aggredita e svuotata fino alla fine». Il rapporto che si era creato tra il personale sanitario e la 16enne per la famiglia è stato un dono insperato. «So di una delegazione di medici e infermiere che era al funerale della bimba – prosegue Lena – . Non posso non ringraziare chi, anche oltre l’orario di servizio, è stato accanto a Sara. Infermiere che di sabato, giorno in cui non lavoravano, erano in ospedale per sincerarsi delle sue condizioni. Volevano assistere alle medicazioni. Abbiamo ricevuto un qualcosa che è andato oltre la professionalità medica e ci ha fatto sentire un’umanità straordinaria». C’è poi quella platea smisurata fatta di persone che i Lena non possono raggiungere personalmente e che durante il ricovero e dopo la scomparsa della ragazza si sono strette attorno alla famiglia. Un abbraccio spontaneo che dalla speranza è diventato cordoglio bagnato di lacrime. Un dolore privato diventato strazio collettivo con un affetto che i familiari di Sara non si aspettavano e che li ha convinti quanto la loro bimba avesse fatto breccia nei cuori di chi l’aveva conosciuta. «Grazie davvero a tutti – conclude Antonio Lena – . E anche a chi ha fatto le donazioni al posto di comprare fiori come avevamo chiesto prima del funerale. Quando sapremo con precisione a quanto ammonta la cifra indicheremo pubblicamente l’ente o gli enti a cui andranno i soldi». Nel nome di Sara e del suo sorriso strappato alla vita troppo presto.

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