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Lucca, sarto 90enne va al bar per un caffè e viene scelto come comparsa nel film con Hoffman: la storia di Vittoriano

di Pietro Barghigiani
Vittoriano Bertozzi nel suo atelier sartoriale aperto nel 1958
Vittoriano Bertozzi nel suo atelier sartoriale aperto nel 1958

L’incontro casuale con gli addetti alla produzione nella pasticceria Buralli: «Vorrà dire che farò anche l’attore»

27 dicembre 2023
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LUCCA. Non è uno di quegli incontri che ti cambia la vita, ma ti fa capire che la vita può essere una sorpresa perenne.

Lui si chiama Vittoriano Bertozzi, ha 90 anni e dal 1958 trasforma la sua passione in abiti sartoriali. Una granitica ostinazione che coniuga ago, filo, forbici e creatività per cucire su misura capi per appagare l’eleganza di uomini e donne. Pensava di aver visto tanto nella sua pluridecennale esistenza a contatto con migliaia di clienti e alle prese con altrettanti capricci. Ma Forrest Gump insegna che «la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita». E allora succede che il destino a volte può manifestarsi come un piacevole incrocio di traiettorie. È quello che è accaduto a Vittoriano quando a metà dicembre è andato come al solito alla pasticceria Buralli per una pausa caffè che è anche un’occasione per i incontrare i vecchi amici. La sorte aveva sistemato nel locale alcuni addetti della produzione del film che il regista Peter Greenaway si appresta a girare con i premi Oscar Dustin Hoffman ed Helen Hunt. Vittoriano stava sorseggiando il suo caffè quando una giovane gli si è avvicinata. «Permette? Lo sa che lei ha un bel viso» è stato l’approccio diretto e garbato della sconosciuta. E lui: «Scusi, ma lei dà di fuori? » gli ha risposto divertito in lucchese il sarto che nel 2019 fu premiato dalla Camera di commercio come uno degli “Higlander” nel mondo delle imprese (la sua Gulliver è nata nel 1958) . E così tra una battuta e un complimento è arrivato l’“ingaggio” come comparsa.

«Mi ha detto che stavano cercando comparse per un film – racconta Vittoriano, storico lettore del Tirreno – . Ci siamo parlati e le ho detto di cosa mi occupavo. Mi ha scattato alcune foto, mi ha detto che al regista piacevo e poi il giorno dopo ci siamo dati appuntamento in un capannone per la prova dei costumi. Ma poi hanno deciso di far slittare le riprese a dopo l’Epifania. Di questa cosa ho parlato in casa con mia moglie e anche i miei figli mi hanno detto di andare avanti perché sarà un’esperienza nuova». Ancora non sa quale sarà il suo ruolo, tra comparsa o figurazione speciale. Uno di quei volti muti che appaiono nelle scene come contorno ai protagonisti.

«Alla fine dopo una vita a fare il sarto farò anche l’attore – sorride Bertozzi – . È la prima volta che mi misuro con questo settore e devo dire che è un genere a cui non avevo mai pensato. Mi viene da ridere perché avevo letto di gente anche di fuori Lucca rimasta in fila per ore per essere scelta come comparsa. E hanno preso me che, non volendo, ero solo andato al bar a prendere un caffè». Vittoriano ha un dress code inappuntabile come si addice a un sarto che vuole essere anche testimonial di sé stesso. D’altronde chi si farebbe confezionare un abito da un artigiano trasandato. Il sarto “scoperto” in un bar volto da cinema, svela il piacere delle sue giornate: «Il lavoro mi tiene vivo e finché posso andrò avanti, è quello che voglio. Mia moglie mi dice di smettere. “Vai al lavoro solo per chiacchierare” mi rimbrotta. Sì, anche quello è vero. Con i miei clienti prima di parlare dell’abito ci chiacchiero almeno un quarto d’ora».


 

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