Il maestro fumettista Leiji Matsumoto è morto e Lucca Comics ricorda i suoi giorni in città
Il papà di Capitan Harlock si è spento a 85 anni
LUCCA. «Un’autentica leggenda verso cui i mondi del fumetto, dell’animazione e della nostra fantasia hanno un immenso debito di gratitudine. Buon viaggio Sensei a bordo della tua Arcadia»: così, sulla pagina di Lucca Comics & Games è stato ricordato il maestro (in giapponese appunto “sensei”) Leiji Matsumoto, un uomo che ha fatto sognare intere generazioni con le sue creazioni.
Matsumoto si è spento, portato via da un problema cardiaco, lunedì 13 febbraio all’ospedale di Tokio, anche se la notizia è stata resa nota solo una settimana dopo. Appena un mese fa aveva compiuto 85 anni, e ne aveva 80 quando, nel 2018, per la prima volta partecipò al Lucca C&G, con il sensei, sin da giovanissimo appassionato di architettura europea, che non nascose la sua ammirazione per la nostra città. Un’ammirazione contraccambiata, visto che il papà di Capitan Harlock (per restare al più famosa delle sue innumerevoli creazioni), fu protagonista di quell’edizione del festival, dimostrando una vivacità di spirito di un ragazzino, non certo di un uomo di ottant’anni.
Tanti e belli i momenti da ricordare dei giorni lucchesi di Leiji Matsumoto. Come l’incontro tra lui, che lo spazio lo aveva attraversato e fatto attraversare con la fantasia a milioni di persone, e l’astronauta Umberto Guidoni, che nello spazio c’era stato, anche se non con l’astronave Arcadia o con il Galaxy 999, ma sulla Stazione spaziale internazionale. E poi il bagno di folla al teatro del Giglio, quando il sensei ricevette dall’allora sindaco Alessandro Tambellini la medaglia ufficiale della città, quella con su inciso, come sottolineato allora dallo stesso primo cittadino, la parola “Libertas”. Una parolache per Matsumoto ha un valore profondo, lo stesso che ha descritto nei suoi mondi immaginari. Quella libertà che caratterizza per esempio Harlock, il pirata dello spazio.
Perché dietro a quei personaggi stavano – come raccontò lo stesso Matsumoto durante uno degli incontri con la stampa – i suoi pensieri e le sue idee. Pensieri e idee che descrivono un uomo che odiava profondamente la guerra, avendola conosciuta da vicino per il padre, aviatore giapponese tra i pochi sopravvissuti nella macelleria del secondo conflitto, e per aver rischiato di essere sterminato dalla seconda bomba atomica, che avrebbe dovuto essere sganciata su Kukura, la città in cui viveva, ma con il bombardiere che, per il maltempo, fu deviato su Nagasaki. «Siamo nati per vivere, non per morire – disse in quell’occasione – il mondo non deve avere più bandiere, è il momento di diventare un’unica popolazione».
Un uomo di tante generazioni fa, ma capace di guardare al domani: «Tenete stretti i vostri sogni e anche se cadete, non arrendetevi».
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